Scheffel Strasse #3

sono in biblioteca su un terrazzo baciato dal sole, davanti il duomo il cielo e’ azzurro terso, fa freddo osservo questo venerdi mattina scorrere come se fossi rimasto a letto e l’avessi letto su un fumetto di scozzari. Mi mancano un po di ore di sonno, sono intorpidito. caldo . oggi ho ritrovato il mio maglione preferito. E’ un maglione blu dell’esercito, spesso e elastico, sembra possedere un calore proprio. Al mercato centrale di novoli stamani non si teneva gli occhi aperti dalla luce. AL bar del mercato sembra di stare in Romania, bancone semivuoto, 2 vecchie stampe ingiallite dal tabacco. un grande orologio da muro e gli squardi dei camionisti. alle 9 di mattina fai colazione in silenzio: intorno a te tutti hanno sonno. Alle dieci vanno a dormire e il bar chiude. E’ tre giorni che crollo dalla stanchezza verso le sei di pomeriggio. dormo un ‘ora poi esco ballo bevo divoro amici. Il mio corpo ha fame e sete. sempre. non mi da tregua. mi guardo il polso sinistro: sono magro ed elastico. un esercizio di tai chi costante aumenta la flessibilita dei miei tendini e delle mie emozioni, piango per una canzone al lavoro, per un incontro inatteso, piango per un sogno, piangere mi liscia la pelle, mi convinco che piangendo non mi ammalo, a casa da me si stanno ammalando tutti al primo freddo, invece io esco tutte le sere, tutte le mattine lavoro. Nessuna ansia, nessuno stress, mi alzo senza l’aiuto della sveglia, riesco senza sforzo a programmarmi anche di dormire poche ore di sonno. Al lavoro il monitor irradia in tutto il suo potere, รจ li che frigge , sul naso e sulla fronte , rende lucidi gli occhi, opachi, lenti. cosi le giornate passano in fretta e si portano dietro notti violente, sbandate di eros e fantasia al neon in un gioco a chi ha piu fame e piu sete, comunque poco importa perche quando me ne accorgo e’ di nuovo lunedi. il lavoro, chiamata urgente. era giorni che aspettavo questo momento per scriverti, un momento vuoto. non arriva mai come una cosa allegra, sto momento, c’e sempre un fondo di disperazione, mi chiedo il perche di questo, ma non sono in grado di rispondermi, non ancora. Novita son tornato ad abitare nel furgone, una deriva nelle strade della mia citta, in uno spazio cosi familiare, firenze , indifferenza, terrore, passioni ingenue, senso di ignoto. ogni sera cambio parcheggio, dalla periferia di firenze sud a bobolino meta delle prime forche da scuola, dietro la stazione campo di marte dove andavo al liceo, bagno a ripoli dietro la biblioteca. firenze la sera prima di andare a letto mi da diffidenza, mi chiudo dentro tiro giu le sicure e mi immagino di stare in un’altra citta. dormo. alla mattina pero c’e’ un momento che si risvegliano i ricordi e mentre mi lavo la faccia in un pentolino nel rumore crescente del traffico mi viene una gran voglia di ridere. poi come in una profonda ginnastica esistenziale dilato il mio corpo in tutte le direzioni che mi si spalancano nella giornata. Come in un’atto di vita parallela ricerco uno stato di coscenza lievemente alterato, nel sonno nella stanchezza ritrovo quei colori accesi, quell’urgenza di vivere un po disperata che avevo lasciato indietro del tempo fa, prima della malattia. E mi accorgo che ora tutto e’ cambiato in me, che non mi conosco piu in quel modo. leggo i miei movimenti in ritardo. non ci capisco gran che. Per cui mi do tempo e fiducia, incondizionata, e sprofondo in me stesso solitario e comodo.

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