carovane #1 : Mann und Frau ( diario di bordo – berlin – 2012 ) Cap. 3

Capitolo 3 gente da drive-in

Passarono boschi e monti e valli, tanti che non ci possono entrare tutti nell’immaginazione di 2 persone soltanto che sarebbero il pilota Guasto e il rollatore di cicchini Sberla . I nostri avventurosi e distratti amici raccolsero lungo il viaggio meravigliose pietre di fiume e con queste si lisciarono la pelle, si lavarono per giorni con l’acqua distillata del loro furgone cosi tiepida e gentile. Condirono insalate e bratwurstel con olio motore e assunsero quella postura tutta di pancia da camionista appena sceso , in pausa caffe. Piu che visioni da drivein trovarono il vuoto, su quelle autostrade notturne di baviera, vuoto da eccesso di benessere e desolazione al fosforo:
Su una smart mezza ammaccata stava una coppia, lei al volante, lui avvolto da improvvisi impulzi d’ ira, scariche nervose.
Senso di frustrazione, gelosia una storia di corna forse. Lei cauta e paziente, quasi sensa voce, senza uno Sguardo.
Lui un mostro in cattivita, muoveva le spalle e le anche in improvvisi scatti di violenza sul parabrezza, poi apriva la portiera scendeva, poi rientrava, la braccava, sembrava pronto a qualsiasi cosa, rabbia e frustrazione, all’autogrill una storia di corna sulla smart ammaccata. Il sottoscritto Guasto e il fido Sberla, un po attratti, svegliati da tanta tensione, spiavamo dallo spechietto, pronti a intervenire? Chissa. Intanto una bmw con dentro 5 modelle si era fermata in pausa cicchino & gabinetto: dentro la bmw un piccolo guardaroba di abiti da sera. Poco piu in la un babbo dormiente al volante della sua audi con figliola sveglia sul sedile posteriore, incorniciata in una scarpata di valigie e trolley. Il babbo aveva la testa all’indietro e le mani ancora sul volante, era stempiato, un grassoccio uomo d’affari. Al di la del finestrino, la bambina muoveva il collo piano per non fare rumore, ci spiava di dentro l’abitacolo del furgone con l’aria un po spaventata: dopo tutte quelle sigarette e quei caffe italiani dovevamo essere un po bruttini in volto.
E la notte fini e I due viaggiatori cine-muniti non aspettarono certo l’alba ma ripartirono, passarono tanti autogrill (tankstelle in deuch) e fecero ancora molti pieni e fumarono molte sigarette ancora finche la bocca prese il sapore del posacenere e il sapone con cui si lavavano al mattino l’odore del caffe. In questa vita tutta di scorrimento in cui i movimenti di tendini e legamenti erano ridotti al minimo , tutto avveniva dentro la retina dell’occhio, il vento sulla pelle, l’abbronzatura sull’avambraccio sinistro, tutto un po antisimmetrico e sequenziale il ritmo delle giornate scandito dalle frenate dei camion polacchi incolonnati davanti a noi su un orizzonte bassissimo e tempestato di pale eoliche, oppure: su un orizzonte strettissimo fatto di strapiombi alpini, piccoli villaggi dai tetti di ghiaia e aguzzi campanili. Le dita a ravanare nella barba impastate di polvere di pneumatici , la scarpa sinistra quella della frizione levata e buttata sotto il letto, un orecchio alla musica l’altro ipnotizzato ai rumori del motore , della carrozzeria. Monotono, tintinnante passava il pomeriggio.
In uno dei rari momenti di distrazione del premuroso Sberla ricordo d’aver avvistato per primo quel gigantesco pino di montagna: cosi sospeso nel niente in mezzo a una valle alpina. Facendo una verticale con lo sguardo al di sopra dell’albero era possibile vedere un elicottero della forestale che abilmente infilatosi nel profondo della valle ricoperta da foreste ,la percorreva a bassa quota portandosi dietro il pino tramite un lungo e sottile cavo, le radici librate nell’aria ruotavano solenni, la pianta ogni tanto intercettava correnti di crinale e oscillava leggermente stagliandosi piu che mai nel vuoto. Ma cosa era per quella pianta secolare quell’ora di vuoto? Guasto e sberla fumavano e fumavano e I loro pensieri si condensavano in sottili ragratele di fumo. Quanto tempo passato in volo ci sarebbe voluto perche quella pianta percepisse il vuoto, lo accertasse , lo accettasse? Forse un volo lungo anni, forse. E poi ancora: sarebbe potuta vivere ugualmente la pianta? Forse no. Ricorda Sberla: Guidammo e guidammo ancora finche Berlino non fu alla portata di un pieno e poi ancora meno e poi arrivammo a berlino e finalmente fermammo il motore, la strada, le sigarette, il tintinnio febbrile dei piatti dei bicchieri, della carrozzeria, fermammo tutto ci lavammo e scendemmo ad allungarci le ossa rattrappite.
Fu durante una seconda distrazione dell’appena sbarcato Sberla che il Guasto cioe’ chi scrive si perse quasi per esercizio motorio all’inseguimento di una 15ina di camionette della polizei tedesca. Ora a volerla raccontare meglio, e anche un po a discolpa del povero Guasto, che sarei io, che senno passa sempre come il solito scalmanato che va a giro ad inseguire a piedi camionette polizei, tutti i furgoni della polizei erano dello stesso identico modello mercedes del furgone beige su cui stavano viggiando da giorni, per cui il richiamo delle patenti C gli fu, se cosi si puo dire, fatale.
Dunque, quello che Guasto si trovo di fronte a dargli il benvenuto a berlino in quella calda mattina del nord fu cio che a lui , fissato di gadget da drivein, sembro il piu grosso drivein autorizzato a cui avesse mai partecipato: decine e decine di camionette polizei (alla fine ne avrebbe contate un 80ina) scorrevano giu da revaler strasse fino a warschauer attraversando fiume e ferrovia fra friedrichschrein e keuzberg e si ignettavano in dosaggio massiccio ma controllato come un potente farmaco fino a copenicker strasse: li a poche centinaia di metri dalla piu antica e combattente occupa di berlino, il copi appunto. Ma perche si parla di drivein – Si chiedera qualcuno,- quando senza tanti fronzoli tutta questa situazione suona come l’ennesima demo antifa nel cuore di berlin?
In effetti proprio di quello si trattava: di una demo nazi e di una anti-demo antifa con tanta tanta polizia nel mezzo. Cio che pero risaltava agli occhi al forestiero italienisch Guasto stordendolo, erano i numeri di quella mala parata. Di la da questo rizomatico enorme schieramento ordinato di veicoli verdi e formazioni in divisa da regby perfettamente sincronizzato che garantiva a tutti, ma proprio a tutti, il diritto di manifestare ovunque, ma proprio ovunque, dicevo al di la di questi , 5 pulmini di neo nazisti si godevano il loro momento di gloria vomitando una 40ina di foschi patriottici con bandiere della germania e slogan securitari. Questi turastische politiko stavano un oretta (ma mi verrebbe da dire fino alla fine del primo tempo ) per poi risalire e spostarsi scortati in altre due zone calde della berlino “che indigna”. Quindi non un drive-in ma ben tre! e nello stesso giorno – penso il Guasto, cioe’ io.
Quindi questo era il pubblico, e aggiungerei : nei numeri un pubblico piu da drivein che non da demo. Questi gli organizzatori, tante e tante bionde tedesche tatuate e democratiche giovani madri donne poliziotto in antisommossa garantivano che la proiezione avvenisse senza intoppi di sorta. Il controcampo a tutto questo, cioe :lo schermo, la proiezione, be ecco quello eravamo proprio noi 4 gatti, un duecento persone, cioe’: noi il “degrado” rappresentazione innoqua di un dissenso, agli occhi degli organizzatori polizei mercedes muniti in serie doveva apparire come un buon documentario sulle subculture antifa presenti in citta. Be quando Guasto si vide portare via un ragazzo davanti ai suoi occhi per un microboiotico insulto lanciato a agli “antibiotici” organizzatori del nazi-drive-in-berlin, fu li che senti repulsione e con tutto il suo stupido orgoglio si levo da quella situazione: si sentiva un po un suppellettile, un fenomeno da mostrare come tipico oltreche nocivo.

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