carovane #1 : Mann und Frau ( diario di bordo – berlin – 2012 ) Cap. 5


Capitolo 5 no artists, no hippies
Il giorno del primo drivein c’era grande attesa nel villaggio di camion, Guarsto e Sberla erano stati sistemati in un affaccio che dava esattamente sulla linea mediana della piazza del villaggio. I due si alzarono con calma e ancora in mutande si sedettero al sole a far colazione con mona e korde. Era una bella giornata si sole spazzata da delle improvvise folate di vento, pane, burro, nutella di nocciole vegan, germogli di soia, latte di riso, salsa di crauti i sapori della colazione, accanto a noi sul prato una montagna di legna occupava lo spazio macchine per il drivein della sera. Altre volte il drivein aveva richiesto lavori preparatori al parcheggio del tipo .. oscurare le luci, costruire un minimo di segnaletica per gli incauti viandanti, questa volta per utilizzare il parcheggio c’era da segare la legna. Una motosega poggiata sul classico treppiede campeggiava in mezzo al prato , parcheggiatori e baristi del drivein erano allertati. Pero per quelle prime ore della mattina ancora, si percepiva una calma quasi surreale, Sberla stava disegnando su alcune dellle sue tavole, Guasto sfornava caffe espressi e si tratteneva in conversazione coi vicini di camion. In quel posto accoglievano di rado iniziative pubbliche e anche questo si percepiva perche tutti e sottolineo tutti i 17 abitanti del wagenplatz volevano darsi da fare in quella giornata di lavori e allestimenti. Le figure di coordinazione dei lavori intervenivano il meno possibile, quasi non si capiva quali fossero, tutti piu o meno sapevano quello che c era da fare grazie a una plenum, assemblea mensile che li aggiornava sullo stato dell arte delle cose da fa Ognuno assumeva il compito che piu si confaceva alle proprie peculiarita e questo sembrava avvenire secondo una certa calma rituale. Questa la gender suddivisione dei ruoli: lavoro di pericolo e precisione e rumore ai tedeschi e italiani maschi che usavano la motosega , che pero era di proprieta di una donna falegnama. Lavoro di abilita mira e fatica alle femmine di punx con l’ascia a spaccare la legna, il polacco a spaccare la legna, lavoro meno faticoso e meno impegnativo alle femmine etero : trasportare la legna tagliata. La soglia di intelligenza collettiva si manteneva alta, era chiaro a tutti che l’obbiettivo era finire prima che il drivein della sera cominciasse.
Alla fine arrivo la sera, lo schermo era li che torreggiava incurante delle forti sferzate del vento, una mezza dozzina di radio erano disseminate per il wagenplatz rendendo la diretta radio stereofonica e frusciante in tutti i vicolini ciechi del villaggio di tir. Il prato era sgombro e verdissimo, al tramonto arrivarono le prime macchine, arrivo perfino un taxi. Per godersi la piazza e il film alcuni si arrambicarono come dei cecchini fin sul tetto del loro bilico, altri ancora invitarono gli amici sulla veranda palafitta soprelevata che stava all’ingresso del proprio vagone, chi piu semplicemente butto un materasso sul portapacchi di un fiorino. Vecchi divani costellavano il pratino in mezzo a tutte quelle case di lamiera. Un paesaggio che ordinato e caotico al contempo , rimandava un po un accampamento rom e un po un campo di post terremotati ma che nella maniera piu assoluta non era ne l’uno ne l’altro poiche rispondeva a tuttaltre regole di convivenza. Tutti sfanalavano e bevevano birre “stenni”, e sfanalavano e bevevano. Emma e Claire si erano sbizzarrite nel sistemare radioline o vecchi stereo a giro per il parcheggio, il ghetto blaster di Silvia aveva un antenna fatta con un grosso filo di ferro del 4 che faceva massa col filo dell alimentazione, mandava un segnale molto confuso, Emma, Guasto e tutti quelli che passavano dalla zona divani a farsi due tiri, rimanevano fino a che qualcuno non veniva a dargli il cambio con la mano impigliata a quell antenna per fare massa col corpo e migliorare il segnale .
Cartoline , Sberla chiuso nel furgone radio del drivein a spiare il pubblico che fischiava e rideva divertito, Henry con quel faccione abbronzato, i dred rossi ben legati che tifava per pop-corn ben salati e speziati da accompagnare alle sue stenni in un inglese sbronzo e un po arrogante , Scira, l’ultimo spettatore del drivein, una giovane ebrea americana piena di borchie che dava di bastard deuch a tutti i maschi (eccetto Sberla) che incontrava, Scira e la sua passione per guerre stellari e per il cibo grasso, per i fine festa e le avventure a tre , Guasto dopo una decina di weiss bier buttato a dormire sul letto in mezzo a radio, mixer e proiettori con 60 mt di cavo come cuscino e i microfoni in tasca, il portello del furgone aperto con lo schermo del drivein montato sopra che fischia al vento. L’alba sul tetto del furgone a scendere la struttura dello schermo, la piazza dei wagen in veduta aerea : un mare di birre, con divani di iceberg galleggianti e merde di cani giro giro intorno a quel nostro letto con le ruote.

La sera seguente Guasto si trovava unico italiano invitato a cena nella cucina comune, unico spazio in mattoni poggiato su fondamenta in cemento di tutta l’area. Viki un italiana di bozen aveva cucinato lasagne per tutti. Durante la cena la lingua dominante era il tedesco. Girava un computer fra i commensali nel quale si andava componendo il volantino di una serata futura. Non capendo gran che di come procedeva la conversazione mi concentravo sui movimenti dei personaggi che avevo di fronte:Marek occhi belli e i lineamenti un po alla john travolta, vestito col suo toni liso prende il flyer e per gioco aggiunge la scritta “no hippies, no artists”. Ora, si puo dire senza ombra di dubbio che berlino sta agli artisti, come i wagenplatz di berlino stanno agli hippies nel senso che ce n’e’ troppi cioe’: tutti in citta sono un po artisti e che sempre salta fuori nel wagemburg il fricchettone ospite col furgone scassato che non ci mette le mani e i cani male educati. Christine che tiene le file della conversazione e’ preoccupata dal problema dei cani degli ospiti, che ammazzano i gatti dei vicini. Parla un tedesco educato con quell’espressione a mezzo fra lo sfavato e lo stressato. Korde cammina per la stanza. Korde e’ un gran bevitore giramondo abitante del convoy, col suo wagone che sta cambiando perche e’ marcio il solaio. Se la ghigna divertito dai problemi altrui e intanto segue con premura un pentolone di passata di pomodoro poggiata sui fornelli, dietro la panca della cucina ogni tanto scricchiola un ratto. la luce fredda del neon polveroso appeso al soffitto e il tappo del congelatore chiuso male che sembra che stia per esplodere incorniciato come e’ dalle bolle di ghiaccio .
La mattina dopo una bambina italiana di 4 anni va da mona e le domanda se il cane e’ suo, Mona che capisce italiano le risponde che il cane si chiama Ikse. -Non ti avevo chiesto come si chiamava, volevo solo saper se era il tuoooo- le risponde la bambina italiana, Bea e se ne torna a far colazione nel suo camion per cavalli.
E adesso voi che leggete provate ad immaginarvi il piacere che puo aver provato Sberla quella mattina dopo una notte di ecstasy e vodka finita fra le gambe di una slava berlinese. Immaginate come doveva sentirsi al risveglio quando si avvio’ verso il “vagone del benessere” del wagenplatz e nel tepore piu totale si infilo in una profumatissima vasca da bagno, riscaldata da una caldaia a legna e illuminata da candele e led cinesi. Un morbido sapone all’olio d’ oliva con aroma di caffe gli elasticizzava la pelle mentre disteso nella vasca guardava gli alberi cullarsi al vento da una finestrina ben isolata appena accanto al boiler.
Un candelabro porta sapone sporgeva di lato, era composto di bulloni e anelli del differenziale di un qualche camion saldati assieme. Accanto al lavandino una lavatrice di nuova generazione , sopra lo specchio , accanto un 4 fogli spillato esponeva per aforismi il vademecum di quel luogo autogestico: ermetico ad ultima pagina un illustrazione fatta a penna biro rappresentava la mappa del villaggetto di camion con dislocazione dei due bagni, delle colonnine dell’ elettricita della cucina , del magazzino dell orto. Una vecchia radio con frequenza analogica (di quelle che cambi frequenza a rotella) stava appesa al tubo gommato di lumini cinesi di colore verde che incorniciavano lo specchio, gli spazzolini incastrati fra il tubo dei lumini e il muro.

This entry was posted in Carovana clustering, Travel's tales. Bookmark the permalink.