Drivein #3 12-LUG mappa

firenze zona stadio ore 21.30

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Drive-in #3 Il seme della follia – GIO 12 LUG


Stai in ascolto per sapere dove accadra’ nei 3 giorni precedenti ..

Terzo drive-in
Terzo conclusivo film della cosiddetta triologia dell’ apocalisse del regista americano J.Carpenter.
Il seme della follia,
un film dell’horrore.
Il giorno e’ giovedi 12 Giugno 2012.
Siamo alla vigilia della sentenza finale del processo di Genova 2001 la manifestazione che porto in piazza oltre 1 milione di manifestanti contro il g8 e i potenti del mondo, ma questa non e’ la trama di un film: questa è la realta.
Il prossimo 13 luglio dieci persone rischiano di diventare i capri espiatori e vedersi confermare, in Cassazione, una condanna a cento anni di carcere complessivi, una condanna che pende sul loro capo da oramai altri 10 anni, un vero e proprio film dell’orrore.

Il drive-in numero tre e’ dedicato a queste persone, piu ingenui, piu coraggiosi o forse solo piu sfortunate, alle persone che sono rimaste indietro a resistere a una carica e che son finite picchiate, a quelli rimasti per anni ad aspettare una sentenza, rimasti ai domiciliari, rimasti chiusi dentro un romanzo dell’orrore (in questo del tutto simili ai protagonisti de ‘il seme della follia’) . Questo drive-in e’ per voi. Non mollate mai un centimetro: il seme della follia e’ stato gettato, il mutamento della nostra societa sara irreversibile
niente sara piu come prima.

link alla campagna di supporto ai processati http://www.10×100.it/

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scheda tecnica


1) identificazione parcheggio e misurazione intensita di luce.
Obbiettivo: parcheggio ampio, poco illuminato,scarsa pendenza, in localita possibilmente densamente popolata.

2) Avvio procedura tecnica di montaggio:
a) Posizionamento del Mercedes
b) Cablaggio e messa in opera del gruoppo elettrogeno silenziato
c) Issamento dello schermo: la vela affascettata

3) Prima verifica funzionamento dell’impianto, STAY ON-AIR

4) Avvio procedura filosofica di montaggio

il drive-in tipico deglini cinquanta che proponeva un cinema intimo in uno spazio collettivo ad oggi si trasforma in un processo urbano dinamicoche tra i percheggi e le strade delle citta’ crea ambientazioni e mette alla portata del quotidiano ambiti performativi.la raDIO diffonde la diretta sui palazzi adiacenti e sul parcheggio. trasmissioni abbozzate,piccole situazioni asfaltate ripassando lo stile di vita delle 4 ruote, FM trasmissione manuale di frequenza.
tutto il tempo passato in auto …
slacciarsi le cinture di sicurezzaaa si parte!

5) In caso di guasto: seconda verifica funzionamento dell’impianto, STAY ON-AIR

6) In caso di secondo guasto: SCAPPO

Veduta aera:

Un furgone beige, uno schermo con telaio agganciato al tetto del furgone, un generatore silenziato, cablaggio vario, un trasmettitore FM, un bar fornito di birre e popcorn espressi, una cabina di regia radiofonica (mixer microfoni video),
un lavavetri/parcheggiatore, una pattinatrice/cameriera

Veduta dal sedile dell’automobile:

Una proiezione sonorizzata dall autoradio, un insegna neon a intermittenza: “drive-in gelosia”

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tranquillita

e’ morto noid, e’ tornato a casa sua e s’e impiccato
ci sono cose che si contemplano e non si spiegano
noid aveva la passione per gli stencil e l’odio per il potere
noid teneva un blog quando viveva in cina
4 anni in cina
mistero, curiosita e rabbia
ciao neri

estartto dal blog vitaminaqi.noblogs.org :

shenqi II la conferma
la seconda passata non è quella della vendetta, misera vindetta, bensì quella della conferma, soddisfatta conferma (a meno che non siate della scuola john rambo).
yang laoshi legge un passo del taoteching, il 16 capitolo. così il duyvendak:
“raggiungi il vuoto estremo e conserva rigorosa tranquillità.
raggiungendo il vuoto estremo e conservando rigorosa tranquillità, mentre i diecimila esseri si dibattono attivamente, io contemplo il loro ritorno (nel nulla)…”
I diecimila esseri sono, nel linguaggio del daodejing, tutti gli esseri viventi.
L’unica vendetta che ricordo di aver preso consciamente in vita mia è stata al tempo dei capelli blu. …Ma a parte questo, personalmente ho sempre preferito starmene nel mio e assistere allo sputtanarsi delle persone, in un modo o nell’altro. E gli stronzi non c’è problema, possono profumarsi quanto vogliono, ma prima o poi di merda sanno, c’è poco da fare. Alle volte sulla riva del fiume ho seduto per mesi. Alle volte me ne sono dimenticato, grazie al cielo, di stare seduto sulla riva del fiume. Ma “le bugie hanno le gambe corte”. Magari neanche troppo corte, ma il senso è quello. Questo può provare la “superiorità morale”, ma non sono affatto sicuro che due pizze nel viso assestate subito non siano molto meglio. Solo che non sempre me le sono potute permettere, non sempre sono venute. Comunque la superiorità morale, specie se accompagnata al dovuto sputtanamento pubblico, è sempre una soddisfazione.
Questo ha a che fare con il titolo del post, che appunto non si chiama shenqi II la vendetta ma la conferma. E veniamo alla cosa in sé, come avrebbe detto kant.
Stamani mi allenavo. Anche gli amici Liu e Hong si allenavano. Semplici scambi, io do tre cazzotti te fai tre parate, e poi ci si scambia. Solo che a un certo punto l’amico Liu è sbroccato peso, la tensione generale è salita, lui ha iniziato a cercare di menare con foga l’amico Hong, Yang Laoshi ha avuto un microsecondo di esitazione, xiao wei (l’allieva dodecennale) ha detto qualcosa e dopo un tempo x a me parso piuttosto lungo la situazione è tornata “tranquilla” [x ≤ 10 secondi].
Fatto sta che il suo qi è salito (生气了, shengqile, s’è incazzato). E la cosa figa è che l’ho visto chiaramente. si è praticamente sradicato da solo, e i suoi movimenti erano scomposti, prevedibili e inefficaci. Il suo petto era gonfio, il suo braccio pesante mentre lo roteava con slancio verso l’amico hong. Tutto era verso l’alto, troppo yang, troppa rabbia. E tutto serviva a impressionare un avversario, più che a ucciderlo: il rosso del viso, i gesti ampi, gli occhi spiritati. A posteriori noto una certa somiglianza con mimiche scimmiesche… E la cosa figa, è che ho presente ogni movimento che ha fatto, perché appena ho avvertito quella tensione sono entrato in uno stato di sedazione, ho seguito quei nemmeno dieci secondi in ogni istante. E vabbè. La tranquillità. E poi mica cercava di dare nel viso a me, voglio dire.
Ora, tenere il qi nel dantian (丹田) non è un’espressione a caso. Tenere il qi basso. Tranquillità. La capacità di esprimere forza del taijiquan non deriva dalla potenza muscolare, ma appunto dall’essere tutt’uno con
-se stessi (grado 0, tongyi interno del proprio corpo)
-con l’altro (grado 1, tongyi esterno con l’avversario)
-con l’universo porco mondo (grado definitivo totale superiore e alquanto paraculo, tongyi e basta). [tongyi 统一]
Per essere tongyi bisogna dimenticare se stessi. il proprio corpo, le proprie menate, le proprie magagne. Piallare l’ego, perché nel frattempo si sta capendo di cosa è fatto l’ego (e se ne stanno sciogliendo i nodi che ci legano?).
A fine lezione ci stavamo salutando. Avevo notato quella cosa, e volevo comunicarla all’amico Liu. “Quando ti arrabbi, i tuoi movimenti confusi” [生气的时候,你的动作乱, che non ho idea se sia corretto, ma si capisce]. Liu mi risponde di foga troppe cose troppo strette che quando mi parla di solito si controlla ma ora non ce la fa, poi rallenta il ritmo rallenta il ritmo ancora un po’. “Sì, giusto”. E poi invito a pranzo Alex l’americano neofita, che giovane entusiasta invita pranzo yang laoshi (io sono otto mesi che aspetto che sia yang laoshi a invitarmi), il quale risponde “la prossima volta vi invito io piuttosto a casa mia, che sono l’insegnante”. Non ho ancora capito la portata della frase ma ho trovato Alex un elemento nuovo e decisamente rinfrescante.
Parentesi su yang laoshi: ho fatto il tiramisu, grazie mamma santissima per avermi concesso di apprendere la ricetta della crema, e ne ho portato una vaschetta a yang laoshi, non senza un certo sbattimento che ho dovuto lasciarla nel frigo di uno dei chioscetti dello zoo per tutta la mattina. Yang laoshi ride, ringrazia, dopomani ti riporto la vaschetta, ah sì ok non importa. Il giorno dopo finisco di fare il palo (dai, ormai non devo più metterlo tra virgolette o corsivarlo!) mi giro e nel posto dove yang laoshi poggia la giacca c’è la vaschetta con dentro due pacchetti di biscotti dello stesso identico volume del tiramisu, e non un verbo. O quel che si dice “non reciprocare sarebbe scortesia”, in generale la base etologica ermeneutica locale. che in yang laoshi diventa la sua natura. se lui ti colpisce poi si lascia colpire. Se lo colpisco sono sicuro che lui mi ricolpirà.
Stasera vado ad allenarmi al parco. Il parco è lo cui hu (pronunciato zui-’ù, o tsui-fù in kunming’uà, il dialetto locale). Il posto è il posto dove vado ad allenarmi quando vado allo cui hu, che normalmente non condivido con nessuno nonostante l’ampiezza, per il fatto di essere un luogo che, per quanto rinfrescato dalla prossimità di un’ampio bacino di acqua, non è all’ombra, crimine ultimo dell’architettonica ricreazionale cinese. Ma stasera, complice uno sfasemento dei ritmi dovuto all’assentarsi della condividente-il-letto e a un appuntamento con due amiche che l’ultima volta le avevo viste di schiena, sono andato al parco alle sette, col sole tramontato ma non ancora buio (siamo già a goderci i crepuscoli, da queste parti, che volete. a pechino si bela di freddo.) Quindi i frequentatori random del parco si stavano levando dai coglioni, e cominciavano ad arrivare quelli che vengono al parco per fare roba. Pèèèssimo momento.
Mi metto a fare il palo, che ultimamente devo dire è un po’ cambiato rispetto all’inizio nel senso che adesso lo faccio in mabu, e qui so di rivolgermi a un pubblico di specialisti. Lo faccio a cavalcioni di niente, per, sul timer del cellulare, mezz’ora e quindici secondi (che spreco a mettermi in posizione, grattarmi il sottopalla o altro).
(I quindici secondi.)
Così mi perdo, nel semibuio gli occhi non focalizzano, gli occhiali con le lenti fotocromatiche aiutano, la miopia è la manosanta. Fino a che non arrivano quattro cinque ragazzine, si fermano a cinque metri e iniziano a cinguettare, cirp cip ciiiiiiiip stile ultrasuono, poi una parte e mi si ferma a mezzo metro di distanza di fronte al muso e inizia a muovere la testolina e poi fa ciao ciao con la manina.
“come fanno ad irritarti, se tu non esisti?” quando stuart mi aveva raccontato questa storia, lui che si stava incazzando per dei ragazzotti cinesi che lo fissavano facendo i tipici commenti da ragazzotti cinesi, yang laoshi che se n’era accorto e appunto gli aveva detto quanto sopra, quando me la stava raccontando avevo pensato che avrebbe detto “come fanno ad irritarti, se loro non esistono?”, la classica uscita zen della messa in discussione della “realtà oggettiva” come se fosse chissà che gran svolta cognitiva, e invece no. “se tu non esisti”.
E io guardavo la tipa, ma non la stavo guardando. guardavo tutto e non guardavo niente, e non guardavo me stesso, ma al tempo stesso sapevo la tipa lì, sapevo che stava muovendo roba verso di me. E il mio cuore ha richiesto spasmodicamente qi per disintegrarla*, era pronto a tirarne su a secchiate, ma il qi non è salito, è rimasto giù, e allora il cuore ha pompato più forte, ma tutto il resto è rimasto uguale. E la tipa se n’è andata, e ne è arrivata un’altra, e se n’è andata, poi sono arrivati un nonno con nipote, e il nonno diceva al nipote “lianxi qigong”, allena il lavoro di qi, piacevole fremito nell’aria un po’ tesa, e poi sono arrivati quattro tipi, e hanno iniziato a girarmi attorno. Dei pessimi, con l’aria dei pessimi. Completi blu scuro da due soldi, una eccezione, mani in tasca, cicchino in bocca. E anche lì il cuore che ripompa. E porcodiddio, non me la sono mica inventata io questa roba, è la vostra mèrda, potreste almeno evitare di rompermi i coglioni, eh? Che cazzo. E invece non faccio una piega, ma non avete forse capito cosa vuol dire, mi esprimo debolmente, cerco di rimediare: vuol dire che non muovo neanche di un millimetro la pupilla di nessuno dei due occhi. niente. Quei muscoletti che attuano le rotazioni del bulbo oculare e che di solito sono i primi a partire. niente.
*”far esplodere ogni molecola del suo corpo alla velocità della luce”, come ebbe a chiarire il dott. spengler.
Passano anche i tipi. E passo anche io, dopo un’altro passaggio delle ragazzine. Troppo. Quello che mi frega, nonostante la mia campagna di alleggerimento personale dagli effetti personali, è il cellulare, l’idea che avendolo alle spalle qualcuno me lo possa fregare. Ho tutti i numeri del mondo e non ho ancora pensato a trascriverli. Ho un cellulare figo che fa le foto (noooooo, davvero?! va bene, nel senso, fino all’altro ieri avevo il nokia trenta euro con lucina). Comunque sia, un oggetto, una cosa, quindi un riferimento ad altro, ma nel caso specifico un’ipertrofia di riferimento a tutte le mie conoscenze si riducono a quello che sta nel cellulare (o no? bè, di qualcuno non ho il numero, eppure potrei quasi dire che lo conosco), un oggetto di una densità topologica immensa, un buco nero dello spirito, se mi si passa quest’ultimo termine. vabbè, mi girava il cazzo se mi s’inculavano il cellulare.
E quindi dopo venti minuti ho smollato, mi sono scoperto a girare un paio di volte gli occhi e a quel punto era inutile continuare che ero tornato, e mi sono sgranchito braccia e gambe. Nel frattempo era arrivato il corpo di balletto di quella zona. Le signore di kunming amano ballare tra sole donne alla sera, una specie di gioso gruppo di supporto senza parole lagne e strazianti confessioni, e ogni zona relativamente ampia del lago (o parco: parco e lago, uguali) ha il suo corpo di ballo femminile. Unica rara eccezione maschile, l’insegnante di ballo, frocio persissimo e non di rado più femminile delle stesse signore, nell’esprimersi attraverso i balli tradizionali ballati su qualunque genere di atroce house.
I quattro tizi erano ancora lì in zona, più distanti, a guardare le tipe che ballavano, di cui facevano parte anche le ragazzine. Io ho immediatamente tirato a diritto, lasciando borsa con computer e cellulare riparati dal corpo di ballo, una fortezza di morigeratezza impenetrabile a qualsiasi malintenzionato, e sono andato a fare l’equivalente del bozzolo di seta (per luca) di yang laoshi, esercizio che di solito faccio fino a che non ho le anche calde e il sacro allegro e il respiro fresco e sottile, ma che stasera ho condensato un po’. I tipi erano sempre lì vicini, e mi stavano ignorando. Io avevo ripensato ai pacchetti di biscotti di yang laoshi, e mi erano sembrati appropriati.
Uscito dal bozzolo sono andato dai tipi. Dal primo, gli sono andato sotto al muso e l’ho guardato negli occhi. Lui non mi ha lasciato neanche il tempo di arrivare e ha girato la testa, quando sono arrivato si è girato completamente e si è allontanato, mentre io mi andavo dal secondo, che si è girato e se ne è andato pure lui e così via. Tutti e quattro hanno chinato il capo e girato il culo, direbbe uno più rozzo di me. Poi sono andato verso la mia borsa, mi sono fermato da una delle ragazzine cretine, che pure non riusciva a ballare, stessa cosa, solo che le davo una quindicina di centimetri, e lei mi ha guardato da sotto in su, un po’ perplessa un po’ preoccupata (grazie! vorrei che percepissi il mio non aver apprezzato quanto successo prima, mostrati preoccupata), poi ha detto: “excuse me? excuse me.” E io me ne stavo andando a prendere la roba, e di nuovo, ripassandole a fianco, “excuse me”.
Prego. Non reciprocare sarebbe scortesia.
Storiella taoista.
[上] bisogna notare che la mia traduzione di shengqi, il qi sale, non è fedele, pur rendendo l’idea (e quindi giustificandosi in quanto traduzione). salire è comunemente (平时) reso con shang, 上, che abbastanza evidentemente agli occhi di un cinese ha a che fare con quello che sta sopra [下 xia, d’altro canto, ha a che fare con ciò che sta sotto]. ma shengqi è appunto 生气 e non 上气. sheng 生 vuole dire tante, tantissime cose. tra le tante, a margine, vuol dire crescere.

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Fuck this city!

Pure noi del drivein abbiamo un esploratore: vi ricordate il furgone dei pompieri?(secondo mezzo del drivein gelosia 2011)
Riceviamo e siamo super felici e onorati anzi di pubblicare:
Fuck this city! Fuck this filthy air!
Let’s build a-frames in the woods and just live there
We’ll all eat berries and burn fires every night
Forget this mistake we call modern life

Defiance, Ohio
Nella regione più verde d’Italia, sul finire degli anni ’70, giunsero a insediarsi in comunità differenti svariate qualità di fricchettoni; alcuni di loro, originari del Sud della Germania, comprarono un tot di ettari e un paio di fattorie intorno a un paese noto per essere il più bello del mondo: Montegabbione. Nel giro di qualche anno, parallelamente al volgere dei destini della lotta politica nella BDR, amici sempre più strani e lontani arrivarono in visita e a volte rimasero; tra questi ultimi uno, che per comodità chiameremo Gunther, inconsapevole esportatore di un bauwagen leben ante litteram, si mise in testa una modalità di sussistenza piuttosto bizzarra per le coordinate geografiche e storiche in cui si trovava: attaccato un mulo a un rimorchio agricolo adeguatamente modificato, girò per tutti gli anni ’80 nelle campagne umbre, portando in giro un Zirkus fatto di conigli e galline, piccola prestidigitazione e clownerie. I locali che oggi hanno quasi 30 anni ricordano di essersi emozionati, spaventati e divertiti ogni volta che in paese arrivava il carrozzone di Gunther.

Più recentemente, anche noi abbiamo abbandonato la città nelle mani di coloro che visceralmente la volevano, lasciato le case a chi credeva di potersele permettere, delegato l’economia ai pasionarios in fondo incapaci d’altro. La società a cui aderiamo non ha bisogno di essere creata dalle ceneri di nessun’altra, e già vive di una comunanza di bisogni e immaginazione che unisce punti di una costellazione mutevole, in una memoria da portarsi dietro come stimolo costante, a scaldare il cuore. Il nomadismo è il nostro stato mentale, e quando siamo fermi, lontani, fremiamo di desiderio per riportarci nel turbine del movimento; da che ne abbiamo preso consapevolezza, la nostra condizione è quella degli esuli, cacciati per disomogeneità innegabile, per eterna incoerenza. In effetti, siamo capaci di non deludere solo chi non pensa per categorie: famiglia, casa, lavoro, solidarietà, rivoluzione sono parole dentro le quali abbiamo spesso trovato l’incomprensione altrui, mai noi stessi. E invece, ogni volta che ci siamo spostati, la frattura dell’esilio si è ricomposta naturalmente, strada facendo.

Dall’incontro di queste due storie nasce il nostro attuale stazionamento, a Monteleone d’Orvieto, 410 m. s.l.m., un carrozzone da restaurare (radicalmente), ospitalità delle migliori, e un percorso in almeno due fasi, che denomineremo “GUNTA Projekt”, di cui l’ora e il qui sono solo la prima. Le righe che seguono valgano a insufficiente spiegazione, piuttosto e soprattutto invito.
*Fase A, 9 maggio/ 19 luglio 2012: carpentieri, progettisti, nullafacenti, tecnici, fuochisti, saldatori e… un campeggio, a Monteleone, di restauro e riflessioni, preparazioni, idee, Kinderspielplatz, frequenti escursioni a est e ovest, e chi più ne ha.

Ad adesso possiamo solo immaginare, non certo progettare quale possa essere l’approdo naturale di una fase A divertita e di successo, e dunque ecco una proposta, salvo che d’inverno ci si riposa, sotto la neve.
*Fase B, 30 aprile/ 30 settembre 2013?: vagabondi, suonatori, pagliacci, accattoni, camperisti, inventori e… un tour, a bassissima velocità, evitando le città, di paese in paese dall’Umbria alle valli alpine, e chi vivrà.

In particolare, rispetto ad altri esperimenti di nomadismo ed esilio, o autoesilio, in cui ugualmente lo spettacolo è teso non a intrattenere ma a trattenere un inarrestabile moto, fermandosi sempre solo il tempo che si vuole, sempre solo per ripartire (il circo, gli artisti di strada, il Drive-in Gelosia), GUNTA Projekt si augura contatti curiosi, scambi e visite senza cortesia, rivendicandosi tuttavia specificità particolari, quali ad esempio:
1. la fuga dalla città: villaggi, campagne, montagne
2. l’abbassamento della velocità: zero fretta, trazione animale, no tav
3. la minimalizzazione dei consumi: poco carburante, poca 220v, Pom Poko
4. la progettualità a lungo termine: ricostruzione del bauwagen, crescita dei bambini, ricerca del Valhalla alpino, e, in mezzo, migliaia di strade

Chiudiamo fornendo una tabella delle distanze da Monteleone, muovendo sulla direttrice EO (vedi *Fase A) preferibilmente per strade provinciali. Grazie, e a presto.

Fabro Scalo
(stazione fs Fabro-Ficulle)
6 km
S. Casciano dei Bagni
(terme)
25
Santa Fiora
(monte Amiata)
60
Petriolo
(torrente Farma)
120
Monte Argentario
(mar Tirreno)
130
Norcia
(monti Sibillini)
135
Senigallia
(mar Adriatico)
180

Contatti e info: perifete@gmail.com

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Soror, il pianeta dell’altro


Una vita nel sequel
Saga emotiva in 7 puntate
personaggi:
-la casa occupata che ospita il drive in
-il romanzo de il pianeta delle scimmie
-i 7 films della saga “il pianeta delle scimmie”
-gli umani, le scimmie
-gli scenziati (sia umani, che scimmie)

#1 puntata

« “Affido questo manoscritto allo spazio, non con la speranza di ottenere soccorso, ma per contribuire, forse, a scongiurare lo spaventoso flagello che minaccia la razza umana. Dio abbia pietà di noi!”…”La razza umana?” Sottolineò Phyllis stupefatta. “Così È scritto ” confermo Jinn »
estratto dal romanzo: il pianeta delle scimmie parte.1

Un qualunque abitante della casa occupata un giorno si sveglia e ricordandosi il sogno a colazione pensa: -” Eravamo ancora in questa casa, avevamo 60 anni tipo, da vecchi, a un certo punto mettendo una mensola scopriamo una controparete nascosta dietro l’intonaco. Dietro la controparete vengono alla luce centinaia di disegni e dipinti di ritratti di una vita risalente a 500 anni fa. E guardando su tutte queste foto di vita comune ricostruiamo la vita degli antichi abitanti di via dazzi 3.E scopriamo che in casa c’era esattamente lo stesso numero di bambini di ora, lo stesso numero di maiali e di galline, le camere erano disposte esattamente come ora, pure i bagni ma tutto era arredato con mobili piu pesanti. Il bagno era un buco fetido nella pietra medievale, ma il tinello un grazioso ferro battuto con specchietto di rame. Certo, non c’erano i computer portatili e gli iphone. Al posto di quelli in mano e negli occhi dei nostri antenati stavano strumenti musicali e rare, preziose litografie. Pensiamo ai tempi antichi, in cui la carta stampata aveva un costo paragonabile al costo dell’odierno iPad. A un certo punto in cerchio sopra una foto di gruppo, per una festa di S.Giovanni, si scopre che siamo lo stesso numero di vecchi ad abitare la casa dei nostri antenati, dai documenti di anagrafe poi uno accanto a me calcola che piu o meno campiamo lo stesso numero di anni di quando erano campati loro. Non di piu, come pensavamo noi (le scimmie). E poi mi sono risvegliato.

#2 puntata

– Passata la notte sulla navicella, la mattina ritornano sul luogo dove incontriamo la donna del giorno prima, ma stavolta non era sola: insieme a lei molti altri uomini e donne, tutti nudi, incapaci di parlare e con lo stesso atteggiamento animalesco di Nova, la bellissima ragazza che venne così ribattezzata da Ulisse Mérou.
estratto dal romanzo: il pianeta delle scimmie parte 2

Immagina che un giorno arrivi quacuno a te caro e ti racconti una storia di una persona imcredibile. Che a consumato troppi desideri, che ha divorato e sperperato, e viaggiato e scambiato sempre la cattiveria per dolore, la pena per pianto. Di una persona furba e spietata. Pensa che alla fine del racconto questa persona cara ti confidi: “Guarda che quella persona sei tu, non ricordi proprio..
Eravamo insieme ad abitare. Via via che tu vivevi e dimenticavi io raccoglievo episodi del tuo passato come in un sequel. Eh ..Ne ho raccolti tanti che non sai, adesso posso raccontare una storia che abbia un inizio e una fine: finalmente posso raccontartela senza sembrare pedante”.

#3 puntata

– Pianeta Soror: Un’altra paura di questa tribù è l’ ”atteggiamento umano” io e gli altri 2 astronauti, ormai fatti prigionieri da questa gente, venimmo scortati in una radura …; nessun segno di civiltà, non potevamo neanche parlare, sorridere o gesticolare, pena un’irrazionale terrore che colpiva la moltitudine sororiana. Mérou passò la notte con Nova, abbracciato in una tana. La mattina seguente venimmo svegliati da colpi di fucile e tamburi: una battuta di caccia in cui, come potemmo notare, le prede erano gli uomini e i cacciatori dei gorilla vestiti da caccia.
estratto dal romanzo: il pianeta delle scimmie parte 3

Un prato con sopra dei camion, il wagenplatz con sopra delle case che ci vivono con sopra dei cani che si riposano e fanno la guardia.
Una casa, il cecco, con sopra delle camere con sopra i mobili dei manifesti, vecchi di dieci anni con sopra delle lotte, delle rivolte e sopra ttutto un tetto.
Un quartiere antifascista, rifredi, con sopra un terreno espropriato all’ abbandono della pubblica amministrazione, con sopra tanti orti e un area con sopra dei cani con sopra i padroni dei cani che dal piano di sopra di casa paion dei puntini colorati, sopra di loro solo il cielo, non c’e piu spazio per altri padroni.
Un foglio con sopra delle firme dell’associazione, Coabitat, con sopra un logo per mostrare alla citta che legale e’ pure vivere nell’autogestione, un dibattito sopra la legalizzazione di un gruppo di persone, con sopra la fedina penale indagini e notifiche e processi per oltraggio e occupazione, con sopra una avvertenza chiara e tonda : “non riuscirete nemmeno questa volta a estinguerci ma solo a farci cambiare sopra nnome” .

#4 puntata

« Illustrissimo signor presidente, nobili gorilla, sapienti orangutan, arguti scimpanzé, scimmie tutte! Permettete che un uomo si rivolga a voi. So che il mio aspetto è grottesco, la mia forma ributtante, il mio profilo bestiale, infetto il mio odore e ripugnante il colore della mia pelle »
estratto dal romanzo: il pianeta delle scimmie parte 4

Nel 1963 , Pierre Boulle, scrive un romanzo intitolato “il pianeta delle scimmie”. Tale romanzo che di li a 10 anni diverra un bestseller si presenta con intreccio cosi speculare e simmetrico da sembrare palindromo, sono al confronto 2 civilta: una umana (con le scimmie in gabbia) e una scimmiesca (con gli umani in gabbia). Immediatamente tramutato in sceneggiatura cinematografica la storia de “il pianeta delle scimme” diviene un re-frame ricorrente per almeno tre generazioni di amanti del genere eto-fantascentifico inserendosi nel dibattito sull’integrazione fra razze e sulla nascita del sentimento xenofobo all’interno gruppi urbani. A oltre 40 anni dall’uscita del primo della serie e a mezzo secolo dalla stesura del romanzo si contano ben 7 pellicole piu o meno fedeli alla saga: prima con una frequenza di un film ogni 3 anni poi piu lentamente (ogni 10 anni) i “pianeta delle scimmie” si susseguono con ambientazioni svariate: le storie sono come un’altalena continua fra il futuro e il presente, i protagonisti sono una volta uomini l’altra scimmie e cosi via.

#5 puntata (il rovesciamento di prospettiva)

Trascinando i piedi a fatica sulla spiaggia bagnata arrivarono allo strenuo delle loro energie. Quel maledetto pianeta alieno prima li aveva resi schiavi, e ora li stava lentamente disidratando. Passarono oltre i confini della zona proibita fino a che non poterono non notare, l’enorme rovina di pietra che gli ostacolava il passaggio. Il suo profilo proveniva da un altro tempo, aveva qualcosa di famliare. D’un tratto come folgorato l’ultimo astronauta rimasto ancora i piedi capi che quello che vedeva era la catastrofe, per lui e per la sua intera specie: gli si paravano di frontele rovine di una pietra di quella che un tempo era stata la statua della Liberta. Inequivocabilmente quello non era il pianeta Soror, eravamo ancora sulla Terra.
estratto dal film: “il pianeta delle scimmie” 1968 Franklin J. Schaffner

In una cosa soltanto la saga cinematografica si spinge oltre il romanzo arrivando a dipingere un inquietante immaginario di frontiera fra il dramma psicologico e la catastrofe:
La saga cinematografica auto-coerente con se stessa (e abbandonando il romanzo), rimuove l’idea di pianeta alieno: non puo esistere nessun pianeta altro cosi identico e speculare al nostro se non proveniente dal nostro. Il pianeta delle scimmie nel romanzo ha un nome Soror. Nel sequel cinematografico semplicemente ne ha un altro: la Terra. Cosi mentre nel romanzo i nostri eroi hanno sempre un pianeta dal quale sfuggire per tornare nel vecchio o quantomeno si cullano nella possibilita di cercare altri mondi replica paralleli, comunque simili, e simili poiche simmetrici (sulla simmetria uomo/scimmia ). Sul grande schermo viceversa la frustrazione e’ il sentimento che domina la fine di ogni pellicola.
L’avvitamento del destino terrestre, umano e animale (scimmiesco) appare film dopo film piu inevitabile, evoca paure ancestrali di distruzione di massa (nei 70 dei primi film la bomba atomica, nel 2011 dell’ alzaimer ). E’ curioso pensare questo cambiamento come un effetto inaspettato sul pubblico di oggi , tanto piu perche non previsto nemmeno dagli ideatori dei vari films della saga:il disincanto , la condanna a una catastrofe annunciata perde progressivamente di interesse per lo spettatore che osserva i personaggi del film siano essi scimmie o umani, con il distacco con cui si osserva un esperimento da laboratorio (gli scenziati stessi del film diventano a loro volta cavie del destino) proiettati verso una loro (inutile) autoaffermazione di razza. Conseguenza di cio? Puo essere che un film dove tutti sono cavie renda possibile immedesimarsi in qualsiasi cosa si muova?

#6 puntata

« Il gorilla era con me da anni e mi serviva fedelmente. A poco a poco è cambiato. Si è messo ad uscire la sera, ad assistere a delle riunioni. Ha imparato a parlare. »
estratto dal romanzo: il pianeta delle scimmie capitolo.1

12 anni di esperimento di vita allargata in comune, il pianeta delle scimmie rimane la, appena fuori da via dazzi, con la fretta di accasarsi e di fare figli, o la paranoia di vedersi povero e fallito, di rimanere l’ultimo incagliato in qualche terapia psichiatrica o di restare solo. Il pianeta delle scimmie con tutti i suoi corsi di formazione, le sue notti bianche e’ la, appena fuori..

#7 puntata

Phyllis e Jinn hanno finito di leggere la storia, ma i due restano indifferenti, anzi, la scambiano per una grossolana burla e, mentre Jinn, con le sue quattro mani, cambia rotta alla sua astronave, la sua amica Phyllis, scuotendo le sue orecchie pelose, prende il suo piumino da cipria e si ravviva “l’adorabile musetto di giovane scimpanzé”, dicendo che un uomo non avrebbe avuto l’intelligenza di scrivere una simile storia.
estratto dal romanzo: il pianeta delle scimmie capitolo.1

Una Domanda: E se per puro caso un giorno ci ritrovassimo sul prato a giocare nell annuale torneo di “calcetto dal basso” e ne bel mezzo di una partita durante un aquazzone estivo, da uno smottamento del terreno emergesse una pietra vecchia di 700 anni. E poi dopo la pietra una altra e un altra ancora. E se cotinuando a scavare venisse alla luce lo splendore architettonico di un intera gardinata: quello che un tempo era l’ufficiale terreno di gioco, il gioiello romanico dell’anfiteatro del Dazzi stadium. Con tanto di panchine di gioco e baracchino per i panini con la mortadella. Con tanto di affreschi raffiguranti lo stesso regolamento di gioco. E se questo succedesse quali ripercussioni sulle nostre vite di noi giocatori, di noi organizzatori, sapere che per quel luogo cosi tanta e tanta gente, gli antichi si sono spesi per fare si che le dimensioni del campo rimanessero proprio quelle, che il pubblico avesse libero accesso e uscita e mandato di arbitrare, che le squadre portassero con se non soldi e sponsor ma compagnie del rione e trofei da mettere in palio , le proprie canzoni e i propri sacri vecchi.

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Mappa driveIn #2 – Domenica 20 Maggio

Inizio ore 21.30, se piove si fa lo stesso, se piove tanto tanto tanto vediamo..

Viale Morgagni, poi Careggi, via caccini al semaforo a destra…
Il cecco insomma, lo sapete gia dov’e, no?

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Film #2 : L’Alba del Pianeta delle Scimmie (secondo tentativo)

Domenica 3 Giugno ore 21.30.
Dopo l’aqquazzone dello scorso fine settimana …Ci si riprova

To be continued… atto secondo
Per una volta il DriveIn si sposta dal parcheggio al campo, dalla strada al giardino di una casa occupata.. un po un fuori programma, un po un incontro, uno specchio, un esperimento scentifico.

Paese Stati Uniti
Anno 2011
Durata 105 minuti
Genere fantascienza, drammatico, azione
Regia Rupert Wyatt

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Ogni santa domenica

Per chi a partecipato alla prima disastrosa vertigine targata driveIn 2012, per una visione alternata a ritmo dei tergicristalli, a ingoiare pop corn sotto un telo sorretto da solitari generosi automobilisti. DriveIn da 10 automobili che al rumore agonizzante di un generatore da 1kw nel silenzioso parcheggio di via faentina.. ordinatamente parcheggiati, ostinatamente sintonizzati, per chi ha brindato alla notte a spumante e nastro azzurro.
Per chi bagnato fino alle mutande, incastrato fra il portabagagli di un cangu e le portiere posteriori di un ambulanza tedesca, per chi proprio non se ne voleva andare a dormire e rimaneva incollato alle casse, al ticchettio. Goccioloni sulla lamiera si mescolavano a quella voce bassa e profonda mentre raccontava la cronaca di un tentativo di rianimazione visiva.
Scrosci di pianto acido alla periferia nord, appena prima delle villette e dei campi di ulivi c’è uno dei pochi “parcheggi da camper”, liberi e abitati tutto l’anno, appena fino a pochi mesi fa, ora in parte sgomberato dalle guardie municipali fa con la scusa del degrado. Ricordo.
Uno sfogo di primavera, goccioloni acidi dopo la siccita: in mezzo a tante lacrime era proprio difficile tenere aperti gli occhi del senso comune.
Del film parliamo poco perche per cosi poco e’ durato, poi tutto e’ scivolato in una comunicazione fra autoradio e lampeggianti, piu simile a un cambio gomme su una provinciale nebbiosa fra varese e sondrio. Certo non pareva una proiezione splatter quale sbagliando ci eravamo immaginati.
Sbagliare, sbadigliare al drivein poi medicarsi: il drivein come uno dei tanti collirio soluzione acquosa pulisce lo squardo e in un attimo passa via, temporaneo e lenitivo,
in silenzio senza lasciare traccia, scompare nella notte portandosi dietro solo quel pizzico di consapevolezza in piu che gli era neccessario per proseguire.

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Mappa drivein #1 Dom 6 Maggio

arrivo ore 21 inizio ore 22 .. se piove si fa lo stesso controllate i tergicristallo

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