mappa (postuma) del drivein #6

Livorno la ventosa ci accoglie per un drive-in crudo violento e interattivo. Periferia e cavalloni. Lo schermo viene issato su un mare in tempesta sotto un cielo indaco. Ma reggera ben poco.
La radio sibila al vento, una macchiana d’epoca gira insistentemente nel desertico parcheggio di corso italia. All’imbrunire il drivein lentamente si popola di una ventina di veicoli. Macchie cromatiche sull asfalto caldo. Chi porta coloratissime composizioni di cibo, chi si organizza per un graffito ke il vento non permettera di fare. Le zanzare del tramonto poi una fune tesa che si scioglie, la vela dello schermo schiatta giu in un boato, il rumore del naufrago. Poi le parole , tante parole per un ora e passa, scambio d’esperenze su sesso adolescente, colpo grosso e il porno VHS degli anni 80, storie di scambisti, lo scambista rocco tano e il suo avvio di carriera come porno star e poi ancora, l’erotismo delle parole , durante la conversazione un desiderio tutto mentale di scoprirsi spogliato a parole, nudo. Una telecamera ri-proietta sullo schermo cio che avviene nel furgone, dibattito, segreto, desiderante confronto.
La seconda vela ha retto, fermata con ogni mezzo al furgone. Sulla cornice dello schermo, il telaio semidistrutto dall’incidente di poco prima asimmetrico e sgangherato: pareva un disastro aereo.
L’inverno che arriva, la stagione che finisce. Livornesi in fuga ritrovati la, rifugiati lontano dai soliti posti, abituati a quel vento sedevano dentro e fuori le automobili, bevevano poco e fumavano tanto. Il pattinatore dell’ellera esibiva roller blade d annata e dispensava pop-corn piu carichi d’olio del solito. Il lavavetri faceva della precisione la sua arma prediletta e scambiava la sua arte per du pei e na biretta. Cosi e’ arrivata la notte fonta, e cosi fonda che a sprofondato la luna in un pozzo buio e a aperto le catinelle di cielo oceano. Il film, quello li dai culi magri e bianchi e’ gia finito da un pezzo , la radio accompagna, accoglie quel ventoso raduno. Un rap fuori syncro sembra provenire dal furgone dello schermo ma non c’e’ piu tempo. Ore 02:00 am , piove. L’acqua comincia a cadere giu a sacchettate. Lava via tutto, i nostri eroi rimontano sul furgone in 4 e si spostano poco piu giu, sul lungo mare, a guardare spiovere dal divanetto. E’ finita. Il finestrino che gocciola, la luna che illumina il mare laggiu verso la corsica: la torre illuminata di un cargo pare quasi terra ferma.

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26.09 drive in #6. Back to Italia – the next seat

Manca Money
In un’orgia letteraria si invita il drive in alla proiezione di porno censurati in una Livorno autorizzata.
La direzione del drive in porta nel parcheggio una videocassetta porno…. Eh eh eh vi garberebbe!! Sarà per la prossima volta…però portate le pennine che vi si copiano porno d’autore.

Programma FIPILI:
dalle ore 19.00 fino a notte fonda
– Presentazione di libri/dibattito sul corpo nella società e nella filosofia e porno logia
– Proiezione del film je t’aime moi non plus (fra.1976 90′, Serge Gainsbourg, genere erotico)
– street graffiti live performance (karpa, ITA)

orgasmi liberi orgasmi ora
questa è la fine

In caso di maltempo la proiezione avrà comunque luogo.

In caso di disastro “motorologico” il film potrebbe subire delle variazioni.

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carovane #1 : Mann und Frau ( diario di bordo – berlin – 2012 ) Cap. 7


Capitolo 7 epilogo
Passato il confine con l’austria oramai lontani da tutto, si chiesero se era possibile che fossro passate solo 3 settimane dalla data della loro partenza. Era giunta la sera del giorno seguente e l’equipaggio del drivein oramai giunto in Toscana stava accampato sull’ appennino tosco emiliano nel silenzio del lago Brasimone per una cenetta frugale. La temperatura era salita di una decina di gradi c’erano i grilli e gli uccellini: erano di nuovo a casa. Sparecchiato si trovarono sconsolati a guardarsi negli occhi e ha giurarsi che tutto cio che era stato su in germania adesso cosi lontano, era successo per davvero. Amori paure, amicizie grottesche e avventure cosi particolari che a casa propria quasi non aveva senso raccontare, tanto sarebbero risultate bizzare, gli riscorrevano davanti agli occhi violente come un fiume alpino, nitide e fredde.
Poi spensero la luce e provarono a prendere sonno, come avevano fatto tutte le sere da un mese a questa parte. Guasto cioe’ chi scrive rimase li immobile e provo’ a chiudere gli occhi, sentiva tutto amplificato a 1000. Un rumore esterno, un fruscio gli salto’ alle orecchie e gli sembro d’essere nuovamente nel prato di scheffel strasse la sera dopo il secondo drivein, a notte fonda, quando l’ultimo spettatore se ne era rintanato a letto nei camion, nei vagoni, con tutte le radioline sparse in mezzo ai tir che rimandavano quel segnale, morto fruscio di fondo, a un volume quasi impercettibile, eppure cosi ben diffuso per i vicolini. Avvolto da quel rumoroso silenzio, quella sera Guasto trovo il sonno quasi subito e sogno’, inesorabilmente sogno’, e di nuovo con il suo bel motore sotto il culo, di nuovo sogno’ e sogno’ e sogno e sogno ancora e poi ? e poi stava ancora sognando.

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carovane #1 : Mann und Frau ( diario di bordo – berlin – 2012 ) Cap. 6


Capitolo 6 mcdrive
Possibile che Cico avesse perso il pulmann? L’avevano sentito appena poche ore prima, – Munchen e’ veramente il posto piu pieno di banche e poliziotti d’europa.- Dopo 3 ore di appostamenti Sberla cominciava ad innervosirsi.
Stazione degli autobus di monaco ore 6 di mattina, un furgone beige e’ parcheggiato dietro il ponte della soprelevata, dentro Sberla si distrae leggendo un fumetto punx, una pentola gorgoglia su fornello piena di legumi da almeno un ora, Guasto e’ fuori, sta cercando di capire gli arrivi, ma alla stazione degli autobus di notte non c’e ufficio informazioni, non un display luminoso, niente. Solo gente che dorme ammassata sulle panchine di metallo ai lati del parcheggio. Guasto e’ ancora in pigiama, si e’ svegliato alle 3 di notte per arrivare puntuale all’appuntamento col Cico. Si muove trascinando le scarpe slacciate come uno zombie.
Stazione degli autobus, ore 8 del mattino, arrivo del pulman della zagabrianlines , Cico e’ a bordo, e’ esausto ha fatto 10 ore di pulmann con le gambe schiacciate dal sedile davanti. 20 minuti dopo il furgone beige lentamente manovra per uscire dalla periferia di munchen, direzione nord mentre Cico senza dire una parola lascia la zona di guida e si distende di dietro sul letto. Non ricomparira per almeno 5 ore, al confine con la cechia.
Notte fonda, un prolungato ticchettio sulla lamiera segnala che fuori pioviggina, ma dentro nessuno sembra curarsene pensa Guasto mentre scruta le ombre mobili degli alberi sulla superficie opaca della botola. Pancia all’insu si aggiusta sul cuscino, ogni suo movimento produce impercettibili oscillazioni dei panierini pensili appesi alle mensole del furgone, sul letto alla sua destra Sberla, alla sua sinistra Cico , incastonati con le ginocchia tipo i pezzi di un tretris. Russano entrambi come mantici, Guasto ha il sonno leggero questa mattina, troppi pensieri che gli affollano i sogni: ha un leggero broncio su volto, sopporta paziente la situazione acoltando come si accordano i diversi toni di rantoli notturni, nient tace tutto russa. Ogni tanto tortura un po Sberla con cui ha piu confidenza per accordarlo al ritmo di quel gran torace valdarnese di Cico. A un certo punto Cico si butta su a sedere a occhi chiusi emettendo un forte grido: oooohoohohohooooo. -Fingo di dormire – pensa Guasto e rimane immobile con gli occhi socchiusi a spiare il ricciuto compagno di letto. Questi rimane a sedere immobile, d’improvviso a occhi aperti, come se si fosse auto-svegliato col suo stesso grido, sul suo volto un’espressione del tipo: dove sono? chi sono questi 2 nel letto? cosa fo adesso?. Dopo un paio di minuti buoni di ambientazione, Cico si alza e si mette a preparare la macchinetta dell espresso, la calma ricomincia a fluire. Quel gesto di mettere su il caffe e sciaquare 2 tazze appartiene a Cico gli viene da pensare al Guasto ancora a letto intento a fingere di dormire, lo fa tutte le maledette mattine e’ sempre lui il primo, ne ha un bisogno disperato.
Ognuno di noi nella sua testa ha un idea di metropoli – pensa Sberla, – c’e chi associa la metropoli a uno stile di vita atomizzato, alla solitudine, a un modo per cambiare pelle e far perdere le proprie tracce, chi la associa alla vita notturna e al senso di appartenenza a una comunita piu ampia di persone , piu informale. Chi associa la metropoli semplicemente a una ruota infinita di possibilita, una potente droga fatta quotidiano, una suggestione come vivere nella giungla amazzonica, Cico associa la metropoli al viaggio, alla frontiera al passaggio di contatti, la metropoli come un enorme snodo logistico, un getaway dalle molteplici possibilita.
Sberla non aveva dubbi, quell’inquietudine che faceva girare Cico come una trottola impazzita era una allucinazione sulla motilita nella metropoli. Cico dal canto suo alimentava queste fantasiose concetture spendendo la meta della suo tempo a camminare per stazioni dei treni, parcheggi di autobus, internet point, chiamate verso l’italia. In quella settimana passata coi goodfellas del drivein gelosia Cico rimase permanetemente proiettato verso questo genere di infrastrutture, d’altronde questo non gli impedi di farsi kilometri a piedi, visitare il fiume spree, altro importante snodo di navigazione. Arrivare ad Alexanderplatz ed immaginarsi ogni sorta di scalata di imprenditoria dada per conquistarsi un posto al sole nella citta del muro. Cico il valdarnese errante, cinico e creativo, accompagnava le giornate della collaudata coppia Sberla + Guasto a una certa distanza ma , e questo va sottolineato, con infinita premura e un pizzico di follia, il che tutto sommato non guasta mai. Ribattezzato mister epatite nella crew del drivein si specializzo in : lavavetri lavapiatti, lavapanni, cuoco valdarnese di spaghetti. Capito’ di assaporare dei magistrali wustelini speziati cucinati dal Cico utilizzando per il soffritto aromatici oli essenziali dedicati ai massaggi dimenticati meandri del furgone ma ancora piu fantasiose furono delle piccole assurde fissazioni che venivano fuori cosi, all’improvviso , come delle smagliature di assurdo nel dialogo collettivo di viaggiatori, tipo . Ricorda il Guasto – Le volte che si entrava in un lidl tutti assieme lui si fissava sui prezzi delle zucchine che , certo erano bassi, e allora doveva comprare le zucchine e che le zucchine le offriva lui, allora io gli ripetevo che le zucchine gia le avevamo nel furgone e che non c’era bisogno e mi toccava insistere perche lui avava gia deciso: le doveva prendere. – Oppure – continua Guasto – le volte che riceveva un qualche gesto di ospitalita come membro del drivein lui doveva tradirlo, contraddirlo, sgamarlo, invalidarlo e a modo suo riconquistarlo , esempio quando si monto’ la tenda nel giardino del festival, in mezzo ai tendoni da circo. Claire l’organizzatrice del festival gli spiegava dove trovare delle chiavi per rincasare la sera tardi. Io facevo da interprete fra i due poiche cico e l’inglese sono due universi che non si intersecano tanto, lui di rimando mi chiedeva di tradurre a claire che tanto lui avrebbe pure scavalcato la recinzione dalla strada, perche preferiva cosi… Guasto aggiunge – io certamente evitavo di tradurre, pareva offensivo da parte nostra chiedere di entrare dalla finestra nel momento in cui ti mostrano le chiavi della porta.-
Cico il viaggiatore errante umile e un po psicopatico, dolce e cupo, un giorno ci ebbe a spiegare ricorda Sberla che lui le cose le faceva ma non aveva bisogno di vantarsene, di pubblicizzarle, di lasciare una traccia.
Quello spunto malcelava una critica al Guasto e alla sua tendenza un po civettuola a mettersi in mostra, a rivendicarsi il suo drivein-mondo come una creatura sua e di chi ci stava dentro. Ecco, a cico sta dicotomia dentro-fuori proprio non piaceva, lui come una amelie al maschile , imbruttita e un po segnata dalla vita continuava ad aiutare e aiutare senza pero voler partecipare veramente, rimanendo ben volentieri fuori nell’ombra.
Cico torno’ a casa, in Italia nel suo valdarno , in un sabato mattina dopo una lunga lunga notte di festeggiamenti lasciando nella dispensa una spesa abbondante, con wustel speziati e zucchine in abbondanza e si diresse con le prime luci dell’alba alla stazione di ostbanhof, li ad aspettarlo c’era una maestrina tedesca contattata su internet con la sua golf rossa che lo monto su e lo condusse giu giu, fino a Bologna in men che non si dica.
Ma la sua presenza canzonatoria e un po oscura, violenta a tratti, rimase con i nostri eroi per tutto il proseguo del viaggio, che partito nel candore di un viaggio di nozze fra Sberla e il Guasto, di li a poco si comincio a macchaire di piccoli crimini come furti al supermercato, attacchinaggi abusivi, graffitaggi, contese politico-ormonali con lesbiche ubriache, mercanteggi nel sottobosco del festival per due spiccioli di rimborso in piu, comincio insomma a sporcarsi col colore delle banconote, della saliva, dei succhi gastrici dei suoi spasimanti.
Sul viaggio di ritorno Guasto e Sberla oramai manager di se stessi in compagnia di Selena, una valida organizzatrice d’eventi, donna di porto e dalle mille sfaccettature, decisero che finalmente era andato tutto bene, che era giunto il momento di rilassarsi. Quello con cui i due non fecero i conti, fu proprio un presagio, che Cico non era piu con loro ma il suo spirito come dicevo li avvolgeva, adesso che eravamo in strada piu che mai, come un ombra di folle inquietudine. La giornata volgeva al termine berlino lontana piu di 500 km era oramai un ricordo, rallentarono e sentirono l’impulso un po liberatorio di trasgredire unito ad un certo appetito. Allora, come nel piu classico dei film horror, si dissero sai che c’e’ ? e perche non ci concediamo un fuori programma in mezzo alla campagna sperduta? una bella cena al MCdonald, a mangare bigmac alla faccia di tutti. E cosi fecero gli incauti. consumarono in un luogo deserto in mezzo alla regione del Magdeburgo in una costruzione prefabbricata isolata circondata dalle pale eoliche, popolata da pochi metallari locali. Per la notte si decisero a fermarsi a dormire li, nel parcheggio. Alla mattina Guasto come al solito si sveglio’ per primo e affacciandosi al finestrino del furgone beige si ricordo’ dove avevano deciso di parcheggiare. Si mise a sedere e cosi appena sveglio registro gli avvenimenti che avvenivano fuori senza farci molto caso. Vide la campagna sperduta magdeburghese sulla quale campeggiava altissima l’insegna del mcdonalds, vide il parcheggio dove stavano parcheggiati, era affollato di metallari locali. Entravano nel mcdonalds alla spicciolata sembravano sconvolti, come appena usciti da un concerto, da un raduno chissa. Entrarono tutti i metallari e nel parcheggio rimasero solo 3 tipi vestiti di nero con cappellino e tatuaggi. Uno di loro era sdraiato nel mezzo al parcheggio su di un fianco. Recitava a voce alta una sorta di poesia, era sbronzo. Guasto rimase ad ammirare questa scena ipnotizzato dalla noncuranza con cui questo tizio e i suoi due compari appoggiati alla loro audi bianca facevano quello che volevano di fronte ad un mcdonald tedesco. Dopo alcuni secondi usci fuori l’inserviente del mcdonald, sembrava pure lui appena svegliato, un giovane di robot con vistosa radio auricolare all’orecchio e divisa macdonalads venne subito a redarguire il ragazzone disteso che lentamente si rialzo’ per meglio prenderlo a male parole, arrivo pure l’amico dall’audi bianca, che gli spiego col linguaggio delle mani che li loro potevano fare quello che volevano e che era meglio che rientrasse a lavorare e non badasse troppo a loro. Rimasti di nuovo soli i tre dell’audi bianca rivolsero l’attenzione verso Guasto che nel frattempo era uscito vestito in toni coi capelli sparati e la schiena a pezzi da 24 ore di guida. Guasto saltellava nel parcheggio e si stirava la schiena con elastici allungamenti, accompagnati da una respirazione profonda che solo al risveglio il suo esile corpo riesce a erogare. Il Guasto si senti addosso quegli occhi e venne attraversato da un gran brutto presentimento, quindi si appoggio lentamente al cofano del suo furgone guardando i 3 per capire da loro di che morte sarebbe dovuto morire. La golf stava parcheggiato esattamente di fronte al furgone a appena 6 mt di distanza, i tre appoggiati al tettino della macchiana sembravano schermirlo. Poi uno comincio rivolgendosi a lui urlando – ehi superstarr ehi superstarr !!- e dicendo in piu altre parole in tedesco che guasto non comprendeva. Evidentemente avevano gia notato la targa italiana del furgone quando il tipo col cappellino, che pareva un po il capo comincio a urlargli: Do you like Mussolini? Mussolini ya yaaa ehi superstar doyoulike Mussolinni? Pronunciava quel nome con accento straniero, sembrava tutto cosi surreale e anche cosi inevitabilmente gia scritto, l’ennesimo fatto di cronaca locale nella remota provincia della Germania est. Guasto per quanto appena svegliato capi d’essere finito del mirino di tre giovani grossi nazzisti locali, pero, per quanto consapevole del rischio si senti pietrificato dalla rabbia e comincio contro la sua stessa volonta a rispondere con un gesto lento del capo da destraa sinistra, a trasmettere un deciso e pacato No I dont like Mussolini. Questi 3 insistevano con le battute in tedesco e si stavano scaldando quando un provvidenziale Sberla s’affaccio al finestrino e, compresa all’istante la gravita della situazione, distolse Guasto con un secco , – Dai Guasto e’ il momento che andiamo , non credi? – che non lasciava spazio a repliche. Guasto si distolse da tutto quell odio che gli stava salendo alle tempie e in un attimo realizzo dell’amico e della splendida Selena che se ne stava comodamente dormendo nel letto ancora sotto le coperte. Dette le spalle ai 3 nazzi e sali sul potente furgone. Partirono in pochi secondi e comincio un piccolo inseguimento che si protrasse fino all’ingresso in autostrada . Ma sulle 4 ruote i tre erano meno spavaldi che nel parcheggio poiche in caso di impatto col potente mercedes della audi non sarebbe rimasto che un bel bel poster di lamiera del fuhrer. Fu cosi che i 3 arrivarono sani e salvi all’ultima colazione del loro viaggio senza nemmeno aver capito esattamente cosa avessero rischiato in quel mcdonalds ne perche, poi lasciarono quella regione di enormi macchinari agricoli e le loro orme si persero nel ronzio dei mulini a vento e nessuno chiese piu niente di dove venissero quei forestieri e che cosa fossero venuti a fare, a cercar grane in quella regione di orchi e boscaioli.

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carovane #1 : Mann und Frau ( diario di bordo – berlin – 2012 ) Cap. 5


Capitolo 5 no artists, no hippies
Il giorno del primo drivein c’era grande attesa nel villaggio di camion, Guarsto e Sberla erano stati sistemati in un affaccio che dava esattamente sulla linea mediana della piazza del villaggio. I due si alzarono con calma e ancora in mutande si sedettero al sole a far colazione con mona e korde. Era una bella giornata si sole spazzata da delle improvvise folate di vento, pane, burro, nutella di nocciole vegan, germogli di soia, latte di riso, salsa di crauti i sapori della colazione, accanto a noi sul prato una montagna di legna occupava lo spazio macchine per il drivein della sera. Altre volte il drivein aveva richiesto lavori preparatori al parcheggio del tipo .. oscurare le luci, costruire un minimo di segnaletica per gli incauti viandanti, questa volta per utilizzare il parcheggio c’era da segare la legna. Una motosega poggiata sul classico treppiede campeggiava in mezzo al prato , parcheggiatori e baristi del drivein erano allertati. Pero per quelle prime ore della mattina ancora, si percepiva una calma quasi surreale, Sberla stava disegnando su alcune dellle sue tavole, Guasto sfornava caffe espressi e si tratteneva in conversazione coi vicini di camion. In quel posto accoglievano di rado iniziative pubbliche e anche questo si percepiva perche tutti e sottolineo tutti i 17 abitanti del wagenplatz volevano darsi da fare in quella giornata di lavori e allestimenti. Le figure di coordinazione dei lavori intervenivano il meno possibile, quasi non si capiva quali fossero, tutti piu o meno sapevano quello che c era da fare grazie a una plenum, assemblea mensile che li aggiornava sullo stato dell arte delle cose da fa Ognuno assumeva il compito che piu si confaceva alle proprie peculiarita e questo sembrava avvenire secondo una certa calma rituale. Questa la gender suddivisione dei ruoli: lavoro di pericolo e precisione e rumore ai tedeschi e italiani maschi che usavano la motosega , che pero era di proprieta di una donna falegnama. Lavoro di abilita mira e fatica alle femmine di punx con l’ascia a spaccare la legna, il polacco a spaccare la legna, lavoro meno faticoso e meno impegnativo alle femmine etero : trasportare la legna tagliata. La soglia di intelligenza collettiva si manteneva alta, era chiaro a tutti che l’obbiettivo era finire prima che il drivein della sera cominciasse.
Alla fine arrivo la sera, lo schermo era li che torreggiava incurante delle forti sferzate del vento, una mezza dozzina di radio erano disseminate per il wagenplatz rendendo la diretta radio stereofonica e frusciante in tutti i vicolini ciechi del villaggio di tir. Il prato era sgombro e verdissimo, al tramonto arrivarono le prime macchine, arrivo perfino un taxi. Per godersi la piazza e il film alcuni si arrambicarono come dei cecchini fin sul tetto del loro bilico, altri ancora invitarono gli amici sulla veranda palafitta soprelevata che stava all’ingresso del proprio vagone, chi piu semplicemente butto un materasso sul portapacchi di un fiorino. Vecchi divani costellavano il pratino in mezzo a tutte quelle case di lamiera. Un paesaggio che ordinato e caotico al contempo , rimandava un po un accampamento rom e un po un campo di post terremotati ma che nella maniera piu assoluta non era ne l’uno ne l’altro poiche rispondeva a tuttaltre regole di convivenza. Tutti sfanalavano e bevevano birre “stenni”, e sfanalavano e bevevano. Emma e Claire si erano sbizzarrite nel sistemare radioline o vecchi stereo a giro per il parcheggio, il ghetto blaster di Silvia aveva un antenna fatta con un grosso filo di ferro del 4 che faceva massa col filo dell alimentazione, mandava un segnale molto confuso, Emma, Guasto e tutti quelli che passavano dalla zona divani a farsi due tiri, rimanevano fino a che qualcuno non veniva a dargli il cambio con la mano impigliata a quell antenna per fare massa col corpo e migliorare il segnale .
Cartoline , Sberla chiuso nel furgone radio del drivein a spiare il pubblico che fischiava e rideva divertito, Henry con quel faccione abbronzato, i dred rossi ben legati che tifava per pop-corn ben salati e speziati da accompagnare alle sue stenni in un inglese sbronzo e un po arrogante , Scira, l’ultimo spettatore del drivein, una giovane ebrea americana piena di borchie che dava di bastard deuch a tutti i maschi (eccetto Sberla) che incontrava, Scira e la sua passione per guerre stellari e per il cibo grasso, per i fine festa e le avventure a tre , Guasto dopo una decina di weiss bier buttato a dormire sul letto in mezzo a radio, mixer e proiettori con 60 mt di cavo come cuscino e i microfoni in tasca, il portello del furgone aperto con lo schermo del drivein montato sopra che fischia al vento. L’alba sul tetto del furgone a scendere la struttura dello schermo, la piazza dei wagen in veduta aerea : un mare di birre, con divani di iceberg galleggianti e merde di cani giro giro intorno a quel nostro letto con le ruote.

La sera seguente Guasto si trovava unico italiano invitato a cena nella cucina comune, unico spazio in mattoni poggiato su fondamenta in cemento di tutta l’area. Viki un italiana di bozen aveva cucinato lasagne per tutti. Durante la cena la lingua dominante era il tedesco. Girava un computer fra i commensali nel quale si andava componendo il volantino di una serata futura. Non capendo gran che di come procedeva la conversazione mi concentravo sui movimenti dei personaggi che avevo di fronte:Marek occhi belli e i lineamenti un po alla john travolta, vestito col suo toni liso prende il flyer e per gioco aggiunge la scritta “no hippies, no artists”. Ora, si puo dire senza ombra di dubbio che berlino sta agli artisti, come i wagenplatz di berlino stanno agli hippies nel senso che ce n’e’ troppi cioe’: tutti in citta sono un po artisti e che sempre salta fuori nel wagemburg il fricchettone ospite col furgone scassato che non ci mette le mani e i cani male educati. Christine che tiene le file della conversazione e’ preoccupata dal problema dei cani degli ospiti, che ammazzano i gatti dei vicini. Parla un tedesco educato con quell’espressione a mezzo fra lo sfavato e lo stressato. Korde cammina per la stanza. Korde e’ un gran bevitore giramondo abitante del convoy, col suo wagone che sta cambiando perche e’ marcio il solaio. Se la ghigna divertito dai problemi altrui e intanto segue con premura un pentolone di passata di pomodoro poggiata sui fornelli, dietro la panca della cucina ogni tanto scricchiola un ratto. la luce fredda del neon polveroso appeso al soffitto e il tappo del congelatore chiuso male che sembra che stia per esplodere incorniciato come e’ dalle bolle di ghiaccio .
La mattina dopo una bambina italiana di 4 anni va da mona e le domanda se il cane e’ suo, Mona che capisce italiano le risponde che il cane si chiama Ikse. -Non ti avevo chiesto come si chiamava, volevo solo saper se era il tuoooo- le risponde la bambina italiana, Bea e se ne torna a far colazione nel suo camion per cavalli.
E adesso voi che leggete provate ad immaginarvi il piacere che puo aver provato Sberla quella mattina dopo una notte di ecstasy e vodka finita fra le gambe di una slava berlinese. Immaginate come doveva sentirsi al risveglio quando si avvio’ verso il “vagone del benessere” del wagenplatz e nel tepore piu totale si infilo in una profumatissima vasca da bagno, riscaldata da una caldaia a legna e illuminata da candele e led cinesi. Un morbido sapone all’olio d’ oliva con aroma di caffe gli elasticizzava la pelle mentre disteso nella vasca guardava gli alberi cullarsi al vento da una finestrina ben isolata appena accanto al boiler.
Un candelabro porta sapone sporgeva di lato, era composto di bulloni e anelli del differenziale di un qualche camion saldati assieme. Accanto al lavandino una lavatrice di nuova generazione , sopra lo specchio , accanto un 4 fogli spillato esponeva per aforismi il vademecum di quel luogo autogestico: ermetico ad ultima pagina un illustrazione fatta a penna biro rappresentava la mappa del villaggetto di camion con dislocazione dei due bagni, delle colonnine dell’ elettricita della cucina , del magazzino dell orto. Una vecchia radio con frequenza analogica (di quelle che cambi frequenza a rotella) stava appesa al tubo gommato di lumini cinesi di colore verde che incorniciavano lo specchio, gli spazzolini incastrati fra il tubo dei lumini e il muro.

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carovane #1 : Mann und Frau ( diario di bordo – berlin – 2012 ) Cap. 4


Capitolo 4 italienisch
Come due italiani a berlino! urlo’ una mattina il temerario Sberla con una bottiglia di vodka Minskovskaia nella mano destra e un’altra nella mano sinistra. E imprecando alla madonna si avviava verso l’uscita del wagenplatz il cui cancello era chiuso da un lucchetto da bicicletta a combinazione numerica. -Che sia proprio vero? – il capitan Guasto smaltiva l’incazzatura mentre con mano un po tremante, risacca della sbornia nottetempo consumata, componeva sul lucchetto la combinazione numerica di accesso al wagenplatz – “2-0-1-3” , l’anno che verra – pensava Guasto – bah . Rincasavano e intanto provavano a capire che piega stava prendendo gli eventi:
Venivano da una contrattazione bella e buona, e siccome i nostri due eroi Sberla e Guasto coi soldi ci hanno sempre maneggiato goffamente partivano diciamo cosi scoraggiati. Merce di scambio erano state 6 bottiglie di vodka , rubate al supermercato kaufland poche ore prima, quando con le sue manine d’oro da writers Sberla aveva riempito lo zaino di Guasto, mentre questo accucciato dietro a un carrello carico di spesa monitorava gli spostamenti del personale e ripeteva a Sberla con la voce il piu rassicurante possibile: ora puo anche bastare, tesoro, dai richiudi bene lo zaino, e’ andata muoviamoci, dai..
Rifare le due lire che servivano a tornare in Italia, questa era la partita che I nostri 2 eroi stavano giocando con la capitale mitteleuropea, rifarli ad ogni costo.
Amici giu al wagenplatz avevano intermediato per loro nell’organizzazione della fuck parade 2012. Il chemical bar di scheffel strasse coi suoi cocktail fumanti al ghiaccio secco sarebbe stato felice di fare una autokino soli sgnapps (letteralmente un cocktail di solidarieta per la gente del drive-in), per fare questo servivano le vodka, per fare questo loro del bar ci avevano chiesto se noi rubavamo vodka per loro.
Arrivati al bancone del Chemical Bar quella mattina, trionfanti, con lo zaino pieno di bottiglie, eravamo finalmente pronti alla “nostra” fuck parade, in un certo senso ci sentivamo come se avessimo appena comprato il biglietto per partecipare a quella serata da barristi e bere e fare soldi e lasciarsi sedurre e abbandonare nei meandri di chissa quale appartamento sulle 4 ruote..
Ci sedemmo e aspettammo che Christine finisse di fissare una maschera antigas a un neon sopra il bancone del bar:
Guasto era li immobile con la schiena sudata e lo zaino delle vodka sulla schiena, quando Christine proferi un deludente “sorry” (spiacente) . Da consumata veterana del wagenplatz la tipa esercitava efficacemente l’arte della diplomazia verso Guasto e compare, sventolandola come una ascia di fronte a una torta da spartire in parti eque.
Sui nostri volti soddisfatti e sulla nostra volonta a partecipare alla festa Christine prosegui: sorry for the misunderstanding (spiacente per il malinteso) but bla, bla, bla, blaa. Nei 2 minuti successivi ermetica e un po imbronciata ma cordialmente ci spiego che avevano speso gia troppo per decorare il bar e truccare i cocktail fumanti al ghiaccio secco con una sorta di pikolokimico fatto di provette riempite di liquido azzurro cielo, fornelletti buntzen e polveri metalliche in soluzione che sottoposte a campo magnatico producevano turbolenza.
Sberla che masticava poco inglese rimase soddisfatto in volto come se niente fosse, in maniera completamente surreale. Guasto , cioe chi scrive, non mi e’ dato di sapere che espressione fece ma ricordo distintamente che ebbe l’improvviso impulso di disintegrargli lo zaino pieno di bottiglie ai piedi del bar. Poi razionalizzo e fu li che parti la contrattazione, a voce neutra inespressiva, comincio un gelido botta e risposta. Lo squardo di Christine cinico, quello di Guasto finto ingenuo. Nella mente di Guasto in quel momento c’era il vuoto e dei lampi di rapido calcolo, lo squallore imprevisto di quella situazione nelle vicinanze del bancone del bar tutto acceso di lucine gli evocarono al posto del generoso corpo di Christine l’immagine di un solido videopoker , sordo rumoroso e con tre bottoni da premere. Lui premeva, poi premeva di nuovo aspettando di finire i crediti. Lei voleva ripagare il furto delle vodke a prezzo “di mercato”. Gia di per se sta frase suona come un ossimoro: valutare un furto a prezzo di mercato. Guasto si sentiva stupido. Mantieni la calma guasto, lei vuole le bottiglie ed e’ in evidente imbarazzo, tocca a te adesso alzare il prezzo, attento fai i tuoi conti, in fretta..
Ora bisogna dire che berlino e’ la citta dove tutti sono artisti e tutti son mercanti, al mercato la gente (alle leute) e’ abituata a contrattare di tutto , persino il pane. Per cui il povero Guasto aveva ben poche frecce da sparare nel suo arco e riusci ad alzarci appena un 35 euro di guadagno. Certo che comunque quella storia puzzava di torbido e lascio il segno nel loro viaggio come una piccola cicatrice. Mandare 2 malcapitati italiani allo sbaraglio in un supermarcato qualsiasi, promettendogli due lire in cambio: piu che gesto di solidarieta per il progetto drivein come ce lo avevano affrescato all’inizio sembrava un operazione di strozzinaggio.
Che i berlinesi di italiani ne conoscano un numero e una qualita tale da nutrire un qualche pregiudizio? L’impressione era un po questa.. tanto che raccontava la mente fina di Emma, che al supermercato se ti pizzicano a rubare qualcosa e non sei italiano o polacco allora, per la prima volta lasciano correre, ma altrimenti …(te ne vai in cella per alcuni giorni poi il processo). Un po come succede qui da noi (Italia) con gli africani.
Provando a formulare sto pregiudizio guasto e l’amica emma appuntano sul diario di viaggio che:
Gli italiani sono quelli che abitano nel posto con piu sole di tutti, peccato che siano cosi corrotti, sessisti, sudici e senza un minimo di educazione civica, mercanti sempre alla ricerca di soldi, di sussidi per la disoccupazione che il loro paese non puo pagargli perche affonda nella corruzione. Quella sera un tedesco mi confido un motto che sintetizzava il pregiudizio alla perfezione. – Se un italiano e un tedesco devono decidere se fare una cosa insieme vedrai che : al tedesco piace farla coll’italiano pero non si fida, all’italiano in fondo in fondo non piace farla col tedesco pero… si fida. –
Be chi potrebbe mai dargli torto fino in fondo ? apostrofo con tono sincero un cauto Sberla.
A questo punto la domanda semmai potrebbe essere: e dove stanno gli africani a Berlino? L’impressione è che non ce li facciano proprio arrivare gli africani a berlino . Per strada non ne vedi e quei pochi che per qualche mese ce la fanno, li trovi tutti a steccare hascish al Gorlitzer Park.

Traduzione dialogo fra Guasto e Lizbeth
G …E scusa la domanda ma quanto paghi tu per rimanere nel posto dove abiti
L Casa mia e’ una house-project in leibig str, pago 300 euro al mese per stare li in singola, ma non ho i soldi per cui sono in mora, il mio avvocato mi ha detto che per adesso la proprieta non puo farmi nulla, perche sono protetta dai servizi sociali.
G Ma il contratto con la proprieta e’ a nome di tutta la casa? di tutta la house-project?
L No I contratti di affitto sono individuali, per cui se vo in mora vo in mora io in prima persona, non la casa.
G ma te cosa pensi dei poliziotti di stamani, stavano fin dentro al portone della tua house project..
L si ma erano li per difenderci, tu capisci che se non era per loro I nazzi ci avrebbero sfilato proprio sotto casa
G si ma forse in leibig str non c e’ bisogno che la polizei ti difenda da 4 sparuti nostalgici. Non credi che di gente disposta a difenderti ce nè gia in abbondanza?
L perche dovrei farlo in prima persona quando lo fanno loro in modo cosi efficace?
G forse perche poi loro prendono il controllo delle strade
L si capisco quello che dici, ci fu il famoso sgombero di leibig str 14 lo scorso anno nel portone accanto al nostro e per 3 giorni non si poteva rientrare in casa senza un documento di domicilio. Io che in quel periodo non ero ancora domiciliata non potei uscire di casa per 3 giorni e tre notti. Come agli arresti domiciliari, allora al secondo giorno cominciai a tirare giu dal terrazzo secchiate e secchiate di piscio, cosi, sai .. a bracciate.
G Abbe! ma torniamo ad oggi . A un certo punto ho visto anche un ragazzo preso e portato via per aver insultato uno di loro sai che fine ha fatto?
L senti, ti devo dire cosa penso di questi punk che si vengono ad ubriacare tutte le sere sotto casa nostra e lanciano le bottiglie addosso al primo poliziotto che passa..
G no veramente non aveva lanciato nulla, solo un paio di parole..
L non ha alcun senso comportarsi cosi, poi ti denunciano
L e basta una piccola denuncia e perdi diritto a ricevere il sussidio
G vuoi dire il sussidio per la disoccupazione?
L Si quello il minimo sono dalle 400 alle 600 euro al mese
G E tu quanto prendi?
L 600 ma vado in belgio a prenderli, sono belga, ogni 3 mesi vado in belgio a spiegare che sto facendo degli studi di filosofia bla bla, che completeranno il mio percorso informativo
G Filosofia riguardo cosa? Di che periodo?
L No! ma e’ tutto finto, mi son diplomata in filosofia 5 anni fa, e’ per questo…
G E quando tutto questo finira e ti leveranno il sussidio? Ci pensi mai? Fossi in te con tutto il tempo libero che hai proverei a scrivere un libro e poi a venderlo
L E perche dovrebbe finire, ho degli amici 10 anni piu grandi di me , 40enni che pigliano il sussidio da sempre, ci sono due tipi di persone, vedi claire (l’organizzatrice del festival) pure e’ belga ma lei ha bisogno di lavorare progettare fare, lei e’ marmotta, io sono ghiro. Io credo che a questo mondo le marmotte abbiano bisogno dei ghiri per riposare.
G E I ghiri delle marmotte per mangiare, perche no?!

Chi e’ modi? Rispondi: Modi non e’ italienisch, modi e’ polnisch , polacco. Modi e’ uno skin che vive al wagenplatz come ospite permanente. Modi e’ il re del fritto dell’ italienisch autokino, frigge spalla spalla a Guasto e Sberla senza esclusione di colpi per ore e ore. Modi uno di noi.
Modi lo puoi trovare a volte a scollettare col suo cane lupo Staff nella metro di franckfurter allee. Staff e’ il nome di un poeta polacco. Modi di staff dice sempre che staff e’ un cane tedesco, ha piu diritti di lui, mangia meglio di lui, vive meglio il suo cane di Modi.

Staff, il cane di Modi, ha un bel pelo lucido ed e’ molto obbediente al suo padrone. Modi ha capelli rasati biodi chiaro pelle bianchissima occhi celesti faccia larga e naso un po spiaccicato ma simmetrico. Porta un cappellino consumatissimo , sulla visiera del cappellino cè due grosse borchie e una toppa , “gegen hippies”, combatti gli hippies. 2 anni fa Modi stava con una punk del wagenplatz del copi, lei era di new york e aveva ganci fino nel paradiso dei punk, lei era molto bella, lei e’ molto bella ma ora non sta piu con modi sta con Roc Roc It from coney island NY USA.

Roc Roc It ha tutta la faccia tatuata, sopracciglia disegnate, una stella rossa sull occhio destro e gli mancano i due incisivi. Fa performance da circo di strada tipo: si attacca 10 chili di peso ai lobi degli orecchi e poi li fa roteare, si infila 10 cm di lama di coltello su per il naso, spacca mattoni sugli addominali della sua aiutante sdraiata su un tappeto di chiodi (che certamente quando si rialza sanguina tutta dalla schiena), infilza lanciandole da 2 mt le frecciette da tirassegno interamente dentro i fianchi della sua assistente (che poi sanguina come sopra). Agli spettacoli di Roc Roc It la gente applaude moltissimo. L’assistente una mora con sorriso spento e calze a rete, mostra il culo al pubblico, un culo perfetto da modella anoressica. E’ lei a chiudere lo spetrtacolo lo spettagolo spillandosi 10 euro addosso e incitando il pubblico a spillarle addosso di loro mano qualsiasi taglio di banconota.

E dice dont be shy, click me! (non siate timidi spillatemi) intanto il suo corpo sanguina. Lo spettacolo di RocRocIt e’ uno show yankee, -are you ready mann ? Non vi sento bene fate un bell applauso … – RocRocIt e’ un maledetto show man televisivo tiene alta la soglia dell’attenzione e rende partecipe anche il pubblico piu freddo. Come? Prima rendendolo un suo ultras, facendolo urlare per lui, provocandolo obbligandolo a farlo o ad andarsene. Poi terrorizzandolo col sangue e trascinando qualcuno con se sulla scena . Come nel migliore talk show si ha la parvenza che la performance sia totalmente influenzata dalle preferenze del pubblico. – La maggior parte del pubblico sara vegana per ideologia, – pensa Guasto. – il pubblico e’ sceltissimo, proviene dalla scena radicale: finamlente uno spettacolo in cui si mette in mostra un po di sangue umano. – Guasto c’ha la nausea forte: Cosa e’ che li spinge a tanto esibizionismo? Pensa Guasto sento nel pubblico uno sforzo tutto mentale dietro nell’accettazione di questo tipo di divertimento, che e’ violenza politicamente corretta poiche autoinflitto. – Giusto -, si ripete Guasto, senza pero riuscire ad accordare il suo disagio crescente a quel credo. L’assistente di RocRocIt pare na tossica , mostra il suo bel corpo tutto sforacchiato con una smorfia di disinteresse.

La vita del circo avvolgeva i nostri piloti trafficanti come una nuvola di moscerini avvolgerebbe due ragni appesi nel cavo di una cisterna di eternit, loro se ne sfamavano voraci e rimanevano spesso incantati ad osservarli.
Sberla e Guasto si lasciarono trasportare da quelle caute melodie iraniane, da quegli sguardi schivi e discorsi incerti in un inglese per spagnoli, per polacchi. Entrarono in contatto con il dietro le quinte del festival, si lasciarono distrarre attrarre abbandonare piu e piu sere dalla fauna di ariane frequentatrici abituali del festival e guardinghi e gentili si misero a frequentare la cucina sul retro della casa, cucinare ragu vegani di autofinanziamento divenne prima un modo per riprendersi se stessi la propria peculiarita, i propri odori della convivialita, maschile, plurale di quel viaggio, di quel loro convivere nello stesso letto e cucinarsi nello stesso furgone tutti i giorni. In seguito quell’odore del sedano, quell’abilita di apparecchiare pentole enormi sopra minuscoli piani cucina 4 fuochi da appartamento divenne il loro marchio, strumento di seduzione: un cellulare poggiato sulle bucce di patata mandava nell’aria musica leggera italiana, premurose creature francesi ci regalavano degli attimi di respiro e “tenevano” lo spazio lasciandoci il tempo di fumare di preparare i piatti e lo spazio frittura altrove.

All’indomani Guasto la cui agenda a fisarmonica oramai straboccante di fogliettini e appuntamenti cominciava a scucirgli la tasca dei pantaloni, dicevamo il Guasto preso da un sentimento di amarcord si decise ad incontrare una coppia di fiorentini. I due erano cari amici che anni prima l’avevano aiutato a nutrire quel senso di nostalgia di casa. Quella sensazione latente che ti prende a volte quando non hai sufficenti parole nel vocabolario del paese dove abiti per affezionarsi alle persone.
E te ne rimani solo per giorni e giorni a cercare delle risposte dai libri di grammatica per bambini elementare 2, interpretando i segni lessicali, gli esercizi di verifica, le vignette come se fossero degli oroscopi.
Frodo e Tina erano proprio 2 personcine ospitali: lui, logico-matematico convertito a sviluppatore web, lei fotografa , entrambi a berlino da 6 anni, vivevano ancora in olauer strasse il quel secondo piano in cui Guasto li aveva lasciati. Casa loro colpisce per quel senso di bianco e di vuoto, pochi mobili e pochissimi soprammobili esaltavano l’illuminazione simmetrica del salotto, a distanza di 2 anni Guasto era stordito nel riconoscere cosi tanti dettagli familiari. Frodo e Tina due hobbit fiorentini di casa a berlino vedevano firenze passare insieme ai loro saltuari ospiti italiani attraverso le finestrine del loro soggiorno. Le vicende berlinesi del loro quartiere, kreuzberg, sembravano attrarli come sempre, aperitivi , mostre e feste di strada coloravano i loro racconti mente nel bianco vuoto della loro cucina si esibivano in coppia cucinando sprezzel fatti in casa con una macchinetta meccanica tipo grattugia con le ruote. Decapitavano stringhe di impasto con l’uovo facendolo preciptare direttamente nel pentolone di acqua bollente. Per il condimento preparavano cheese-butter con pancetta in gran quantita: un piatto calorico, serviva almeno 1 uovo a testa per preparare il tutto. Frodo col frustino in una mano e la terrina nell’altra mi dava il profilo mentre raccontava del suo nuovo lavoro di sviluppatore in ruby, la sua folta barba nero grigia e i suoi occhi grandi azzurri gesticolavano davanti a me e mi riportavano a quella vertigine di 2 anni prima. – Guasto pareva ipnotizzato, dimenticata l’estate e i suoi rumorosi istrioni e riportandosi con la memoria a quell’inverno trascorso studiando insieme nella stessa biblioteca, quelle pause, quella solitudine. Per Guasto insomma quella cena faceva l’effetto di un giro sull’otto volante al lunapark abbandonato dopo treptower park, ricercati stati d’ansia sepolti da anni risuonavano in segreto nella sua cassa toracica mandandoli in un improvviso immotivato sconcerto. Quando guasto torno a casa quella sera, nel furgone alla ricerca dell’amico Sberla era cosi avvolto in quell’oscuro e remoto stato d’animo che lo avrebbe completamente ignorato. D’ altronde il compare Sberla sapeva sempre come atterrare sul morbido e per quella sera s era fatto un generoso cocktail a base di mdma e vodka . I due si incontrarono cauti, si sincerarono che l’altro stesse bene nel proprio mondo e che non gli mancasse nulla, poi si salutarono e andarono ognuno per la sua strada.

Il mattino seguente verso le 12 erano entrambi a consumarsi le suole delle scarpe nella grande citta in cerca di una fotocopisteria dove stampare flyer e stencil, Guasto tra l’altro aveva seri problemi a deambulare per via di un paio di scarpe nuove pagate 7 euro, che in appena un pomeriggio gli avevano quasi amputato il mignolo sinistro. Si perche :Tutti gli italiani comprano le scarpe a berlino, perche sono cool e costan poco. Essendo poi che la citta sta per otto mesi l’anno col ghiaccio per strada le scarpe si trovano pure imbottite, spesse, comunque cinesi.
La fotocopisteria di franckfurter alle e’ la piu economica. E’ grossa e sempre piena di studenti, li per 1 euro ti puoi stampare anche le spille . Guasto e Sberla erano li per stampare quella neo parola grammaticamente sacra che avevano forgiato chiusi nel furgone in una notte insonne e lucida fatta di caffe e fette di pane e olio: “fraistrassenautokino” era la parola. Si in germania le parole si compongono attaccandole insieme come mattoncini del lego la traduzione letterale in italiano sarebbe: liberodistradautocinema oppure meglio “cinema auto mobile di strade libere” .
G Ehi guarda li, quelle sono tutte penne USB perse incredibile.. gurda quante sono, ma la tua c’e`?
S mmm no mi sembradi no
G vieni fuori ti dico na cosa..
I due escono .
G Allora tu hai lasciato una penna USB qui l’altro ieri, giusto?
S si
G E tel’hanno inculata ok? Ora tu vai la dentro come ha fatto quella biondina e ti fai rendere una penna qualsiasi, vai li deciso mi raccomando decidi subito quale, come se tu giocassi a tokyo mi raccomando, senno se ne accorgono. E insisti e insisti, fino a che non tela ridanno ok?
S ok si si, lo so, dai vado
Sberla rientra arriva fino al bancone e appoggiatosi sul gomito destro con sguardo arrogante affronta un ragazza con il camice della copisteria
X salve
S salve io voglioooo… ehm USB, pennina USB , ieri la… si ieri perduta, nel negozio
Posso averla una di quelle?
X Si prego aspetti..
La giovane inserviente arriva a prendere da uno scatolino di plastica trasparente, con la mano tira su come se fossero tante piccole conchiglie con attaccati dei fili d alga saranno state 8 10 pennette USB , Sberla butta due occhiate, con le pupille che brillano di esaltazione, in un istante ha gia deciso, vuole quella nera, sorride e la indica.
L’inserviente evidentemente ha visto molte puntate dell’ispettore derrick da bambina per capire che quello e’ l’aspetto piu divertente del suo lavoro, e comincia con una sorta di interrogatorio. Guasto e’ li fuori che osserva divertito senza poter intervenire, Sberla parla male inglese per cui in quella situazione pensa Guasto l’unico modo di non farsi soppraffare dall arma della logica e’ ribaltare psicologicamente i ruoli dell’interrogatorio, rifiutandolo in toto e indignandosi, Indignati Sberla indignati, tifava il compare Guasto.
Sberla crede che sara un gioco da ragazzi, gli si legge in faccia.
Lei comincia:
X questa dice o quest’altra? , vede sono leggermente diverse la sa riconoscere?
S ah si e’ vero son diverse, mmm .. no questa
X questa dice? e’ sicuro?, e che dimensione avrebbe quasta pennina? Quanti giga?
Indignati Sberla, non cadere nel suo gioco, non rispondere, non sei obbligato a saperlo. Guasto aveva gli occhi sgranati.
S eh sono.. 8gb
X no veramente sono 4gb ..
S ah.. 4, si no e’ che era di una amica ehh
X no guardi non gliela posso dare, questa non e’ sua
Indignati Sberla
Indignati
S ah no era quell’ altra scusa mi ero sbagliatoo
X no guardi arrivederci se ne vada se non vuole che chiami una guardia
S ah, che hai detto? ..mm ah e’ meglio che andiamo .. ah ok
Mentre Guasto cioe’ chi scrive e quindi, per ragionamento induttivo, diremo lo scrittore dei 2, era un po fissato con i contenuti e adorava lasciarsi dietro per la citta tracce scritte, flierini del drivein zeppi di scritte e riferimenti, sognando che qualche suo amico migrante in germania ingnaro di tutto sbattendo su un semaforo una mattina prima di andare a lavoro leggesse delle gesta di questi due eroi d’oltre metropoli e potesse dire, pure loro son passati di qui. Invece Sberla per inciso il chimico decoratore oltre a divertirsi con i suoi stikers e le sue bombolette tossiche girava sempre con uno, due pennarelli indelebili in tasca, diciamo per i bisogni immediati, a pronto consumo.
Era come un istante di decompressione, istinto di imbrattamento, Sberla partiva a taggare come un ragazzino di 15 anni, e non sentiva cazzi, proprio come un cane maschio marca il territorio, cosi Sberla vedeva solo bianco, nel senso dell’ intonaco e colpiva incurante.
La sera del furto delle vodka di lusso, i nostri eroi erano piu agitati del solito, in piu quella vodka di qualita superiore alla media lucidava il sangue e scioglieva gli indugi che era una bellezza. Ricorda Guasto: – Me ne stavo bailando con un gruppo di liceali iraniane, senza impegnarmi troppo, intercettavo lo sguardo rovente di “pallini” in un tet a tet alla john travolta, godendomi l’odore delle mie ascelle da sotto una cannottierina verde bottiglia, che sapevano di pesca al ginger. A un certo punto arriva Sberla e mi racconta che il barrista lo braccava mentre s’era messo a taggargli il salotto dell’associazione. Fu un attimo, lo schermai col mio corpo cercando dietro di lui un pericolo che non trovai. Poi lo persi di nuovo in quella bolgia di schiavetti liberati in pausa cocktail. Passarono non so quanti minuti, quando mi giro e Sberla era la, nel mezzo alla pista che taggava tutti quelli che gli capitavano a tiro. C’era chi sceglieva di farsi tatuare sul collo chi intorno al capezzolo, il sudore sbafava il tratto rosso indelebile di sberla, che insisteva persona per persona guadagnandosi lentamente la via del bar. Dieci minuti dopo eravamo uno accanto all’altro poggiati al bancone, con in mano un conckatil azzurro cielo fumante di ghiaccio secco e cannuccia. Alla mia destra stava un tedesco che sara stato alto 2.10 mt e pesante 110kg, insomma un armadio sornione solitario, Erik credo si chiamasse. Di lui si sapeva troppo poco per prenderlo in confidenza , solo che era stato il primo a salutarci al nostro arrivo, che faceva l’orto e dei percorsi sensoriali nel wagenplatz.
Si dei percorsi sensoriali nascosti frai rovi. Allora c’era la miniera del sale, un casottino dal quale si accedeva a un buco nelterreno profondo 5 metri, scendeva giu una persona alla volta inghiottita da questo buco di terra, con una vecchia fune attaccaata a un secchiello. C’era la panchina degli innamorati, che dava sulla scarpata della ferrovia. Davanti aveva la visuale completamente occlusa da un enorme rovo che sembrava carnivoro.. C’era la lapide delle targhette di metallo tutte riportanti con nomi propri di cavalli, c’erano dei tuberi decorativi da giardino fatti in cemento armato e buttati in mezzo alle zucchine. Lui stesso era un percorso sensoriale, avvistato nei giorni precedenti con una maschera da pesce gatto , tubicini, branchie e filamenti. importunare le coppiette con giochi antigenici chiedendogli di salivare dentro I suoi tubicini, con quella voce calma e impassibile da alieno filtrata da chissa quale apparecchio acustico, metallica e pulita come la voce di Al-2001. Erick quella sera stava li accanto a noi, -innocuo-, penso’ Sberla, -vediamo come se la cava.- E chiese al Guasto: “Puoi dire una cosa all’uomo pesce (ndr. Erik) da parte mia?”. “Digli che lo ho taggato che quella e’ la mia firma e che quindi adesso lui è di mia proprieta”.E Guasto rispose: “a lui.. sicuro?” Poi Guasto ricorda: – Mi voltai a guadare Erik l’uomo pesce stava proprio accanto a me, eravamo entrambi seduti al bancone, mi trovai a fissare il terzo bottone della sua camicia a quadri, sicche buttai la testa indietro per arrivare agli occhi, aveva un cappellino con la visiera , era impassibile. Gli ripetei le parole di Sberla una per una, traducendole in inglese:”tu adesso non appartieni piu a tu, sei di sua proprieta adesso, sei di Sberla”. Lui guardo me senza sorridere e lentamente si volto verso Sberla che era li bello alticcio e strafottente. Allora il gigantesco uomo pesce apri bocca una volta sola e fu come un fiume in piena e per alcuni minuti non c’era piu il bar col suo bancone non piu la musica trash, non c’era piu nemmeno l’impianto stereo della festa, era come se avesse inghiottito tutto lui prendendo fiato e comincio a urlarci in faccia un rap che che faceva pressappoco cosi:

ehi faccia da Sberla con chi cel’hai e leggi sto labiale che ti dice
ti stai mettendo nei guai, avere di proprieta tutti i cazzi miei
forse non ne hai nemmeno la meta della meta degli anni giocavi
coi soldatini facevi la nanna mentre qui accumulavo le condanne
contro un sistema che vendeva di tutto e comprava omerta
la proprieta della mia persona vale la puoi quantificare in lividi
in punti di sutura mi hai fatto un tag vaccino adesso trova la cura
al contagio
perche il tuo pennarello e’ ora infetto
e non ti bastera cambiare aspetto per sfuggire all’ira
di chi l’hai rovinato
maschietto

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carovane #1 : Mann und Frau ( diario di bordo – berlin – 2012 ) Cap. 3

Capitolo 3 gente da drive-in

Passarono boschi e monti e valli, tanti che non ci possono entrare tutti nell’immaginazione di 2 persone soltanto che sarebbero il pilota Guasto e il rollatore di cicchini Sberla . I nostri avventurosi e distratti amici raccolsero lungo il viaggio meravigliose pietre di fiume e con queste si lisciarono la pelle, si lavarono per giorni con l’acqua distillata del loro furgone cosi tiepida e gentile. Condirono insalate e bratwurstel con olio motore e assunsero quella postura tutta di pancia da camionista appena sceso , in pausa caffe. Piu che visioni da drivein trovarono il vuoto, su quelle autostrade notturne di baviera, vuoto da eccesso di benessere e desolazione al fosforo:
Su una smart mezza ammaccata stava una coppia, lei al volante, lui avvolto da improvvisi impulzi d’ ira, scariche nervose.
Senso di frustrazione, gelosia una storia di corna forse. Lei cauta e paziente, quasi sensa voce, senza uno Sguardo.
Lui un mostro in cattivita, muoveva le spalle e le anche in improvvisi scatti di violenza sul parabrezza, poi apriva la portiera scendeva, poi rientrava, la braccava, sembrava pronto a qualsiasi cosa, rabbia e frustrazione, all’autogrill una storia di corna sulla smart ammaccata. Il sottoscritto Guasto e il fido Sberla, un po attratti, svegliati da tanta tensione, spiavamo dallo spechietto, pronti a intervenire? Chissa. Intanto una bmw con dentro 5 modelle si era fermata in pausa cicchino & gabinetto: dentro la bmw un piccolo guardaroba di abiti da sera. Poco piu in la un babbo dormiente al volante della sua audi con figliola sveglia sul sedile posteriore, incorniciata in una scarpata di valigie e trolley. Il babbo aveva la testa all’indietro e le mani ancora sul volante, era stempiato, un grassoccio uomo d’affari. Al di la del finestrino, la bambina muoveva il collo piano per non fare rumore, ci spiava di dentro l’abitacolo del furgone con l’aria un po spaventata: dopo tutte quelle sigarette e quei caffe italiani dovevamo essere un po bruttini in volto.
E la notte fini e I due viaggiatori cine-muniti non aspettarono certo l’alba ma ripartirono, passarono tanti autogrill (tankstelle in deuch) e fecero ancora molti pieni e fumarono molte sigarette ancora finche la bocca prese il sapore del posacenere e il sapone con cui si lavavano al mattino l’odore del caffe. In questa vita tutta di scorrimento in cui i movimenti di tendini e legamenti erano ridotti al minimo , tutto avveniva dentro la retina dell’occhio, il vento sulla pelle, l’abbronzatura sull’avambraccio sinistro, tutto un po antisimmetrico e sequenziale il ritmo delle giornate scandito dalle frenate dei camion polacchi incolonnati davanti a noi su un orizzonte bassissimo e tempestato di pale eoliche, oppure: su un orizzonte strettissimo fatto di strapiombi alpini, piccoli villaggi dai tetti di ghiaia e aguzzi campanili. Le dita a ravanare nella barba impastate di polvere di pneumatici , la scarpa sinistra quella della frizione levata e buttata sotto il letto, un orecchio alla musica l’altro ipnotizzato ai rumori del motore , della carrozzeria. Monotono, tintinnante passava il pomeriggio.
In uno dei rari momenti di distrazione del premuroso Sberla ricordo d’aver avvistato per primo quel gigantesco pino di montagna: cosi sospeso nel niente in mezzo a una valle alpina. Facendo una verticale con lo sguardo al di sopra dell’albero era possibile vedere un elicottero della forestale che abilmente infilatosi nel profondo della valle ricoperta da foreste ,la percorreva a bassa quota portandosi dietro il pino tramite un lungo e sottile cavo, le radici librate nell’aria ruotavano solenni, la pianta ogni tanto intercettava correnti di crinale e oscillava leggermente stagliandosi piu che mai nel vuoto. Ma cosa era per quella pianta secolare quell’ora di vuoto? Guasto e sberla fumavano e fumavano e I loro pensieri si condensavano in sottili ragratele di fumo. Quanto tempo passato in volo ci sarebbe voluto perche quella pianta percepisse il vuoto, lo accertasse , lo accettasse? Forse un volo lungo anni, forse. E poi ancora: sarebbe potuta vivere ugualmente la pianta? Forse no. Ricorda Sberla: Guidammo e guidammo ancora finche Berlino non fu alla portata di un pieno e poi ancora meno e poi arrivammo a berlino e finalmente fermammo il motore, la strada, le sigarette, il tintinnio febbrile dei piatti dei bicchieri, della carrozzeria, fermammo tutto ci lavammo e scendemmo ad allungarci le ossa rattrappite.
Fu durante una seconda distrazione dell’appena sbarcato Sberla che il Guasto cioe’ chi scrive si perse quasi per esercizio motorio all’inseguimento di una 15ina di camionette della polizei tedesca. Ora a volerla raccontare meglio, e anche un po a discolpa del povero Guasto, che sarei io, che senno passa sempre come il solito scalmanato che va a giro ad inseguire a piedi camionette polizei, tutti i furgoni della polizei erano dello stesso identico modello mercedes del furgone beige su cui stavano viggiando da giorni, per cui il richiamo delle patenti C gli fu, se cosi si puo dire, fatale.
Dunque, quello che Guasto si trovo di fronte a dargli il benvenuto a berlino in quella calda mattina del nord fu cio che a lui , fissato di gadget da drivein, sembro il piu grosso drivein autorizzato a cui avesse mai partecipato: decine e decine di camionette polizei (alla fine ne avrebbe contate un 80ina) scorrevano giu da revaler strasse fino a warschauer attraversando fiume e ferrovia fra friedrichschrein e keuzberg e si ignettavano in dosaggio massiccio ma controllato come un potente farmaco fino a copenicker strasse: li a poche centinaia di metri dalla piu antica e combattente occupa di berlino, il copi appunto. Ma perche si parla di drivein – Si chiedera qualcuno,- quando senza tanti fronzoli tutta questa situazione suona come l’ennesima demo antifa nel cuore di berlin?
In effetti proprio di quello si trattava: di una demo nazi e di una anti-demo antifa con tanta tanta polizia nel mezzo. Cio che pero risaltava agli occhi al forestiero italienisch Guasto stordendolo, erano i numeri di quella mala parata. Di la da questo rizomatico enorme schieramento ordinato di veicoli verdi e formazioni in divisa da regby perfettamente sincronizzato che garantiva a tutti, ma proprio a tutti, il diritto di manifestare ovunque, ma proprio ovunque, dicevo al di la di questi , 5 pulmini di neo nazisti si godevano il loro momento di gloria vomitando una 40ina di foschi patriottici con bandiere della germania e slogan securitari. Questi turastische politiko stavano un oretta (ma mi verrebbe da dire fino alla fine del primo tempo ) per poi risalire e spostarsi scortati in altre due zone calde della berlino “che indigna”. Quindi non un drive-in ma ben tre! e nello stesso giorno – penso il Guasto, cioe’ io.
Quindi questo era il pubblico, e aggiungerei : nei numeri un pubblico piu da drivein che non da demo. Questi gli organizzatori, tante e tante bionde tedesche tatuate e democratiche giovani madri donne poliziotto in antisommossa garantivano che la proiezione avvenisse senza intoppi di sorta. Il controcampo a tutto questo, cioe :lo schermo, la proiezione, be ecco quello eravamo proprio noi 4 gatti, un duecento persone, cioe’: noi il “degrado” rappresentazione innoqua di un dissenso, agli occhi degli organizzatori polizei mercedes muniti in serie doveva apparire come un buon documentario sulle subculture antifa presenti in citta. Be quando Guasto si vide portare via un ragazzo davanti ai suoi occhi per un microboiotico insulto lanciato a agli “antibiotici” organizzatori del nazi-drive-in-berlin, fu li che senti repulsione e con tutto il suo stupido orgoglio si levo da quella situazione: si sentiva un po un suppellettile, un fenomeno da mostrare come tipico oltreche nocivo.

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carovane #1 : Mann und Frau ( diario di bordo – berlin – 2012 ) Cap. 0, Cap. 1, Cap. 2

la cronaca del drivein ha i tempi del racconto breve piu che della mail
quindi racconta di eventi in differita di almeno 2 giorni 
cari lettori portate pazienza che succedono piu cose di quante non riesca ad ordinare…

Capitolo 0 sandocan e’ nudo
Salve a tutti quanti, solitari e saltuari frequentatori di drivein di periferia.
Vi chiederete dove eravamo finiti, o forse no, vi chiederete quando ci siamo visti l’ultima volta o meglio vi chiederete come tutte le mattine quando vi svegliate per andare a lavoro: cosa sto diventando? e verso dove vado? oppure: oh come si chiamava quella persona conosciuta l’altro ieri e che suonava sempre il clacson alle scene piu crudeli?E perche lo faceva, cosa intendeva dire? quale era quella frase terribile sulla infanzia che ripeteva sempre?
 E’ nuovamente  estate ed un tuffo lontano dal lavoro ci spinge una volta ancora a indebolire le proprie difese morali, i propri doveri si slacciano sensuali e scorpono un po generose forme, la complessita della natura si prende la sua rivincita sull’uomo, sulla donna cosi pianificatori, azzera i destini, incendia e poi congela per un solo decisivo brivido di fresco. Dice che salgari quando ha scritto delle avventure di Sandocan nella giungla non si fosse mai mosso da casa sua in italia. Be noi qui faremo l’esatto inverso: viaggeremo per 1600 km verso nord raccontando storie i cui eroi sono nelle nostre cucine, nelle piazzette sotto casa o al piu al fresco in qualche piscina amica. Poco importa il nostro grado di parentela con Salgari e se avesse piu ragione lui o noi: quello che conta e’ solamente l’inganno seduttivo, l’opportunita di un tradimento che solo l’estate puo dischiudere. Ma torniamo quindi a noi.. 
Allora la storia comincia cosi..

Capitolo 1 ignari
La carovana del drive in procedeva nella sua organizzazione interna fra aperitivi e mail scambiate col nord europa: ognuno dei potenziali partecipanti era impegnato nello scrivere, nel contattare, nel auto convincersi che sarebbe stata un avventura pionieristica o viceversa un groviglio di stress problemi tecnici e decisioni da prendere in fretta.. volevo dire, in tanti. 
Riflessioni ponderate da navigati 30enni affollavano le menti dei piu egomani, dei piu fidanzati, dei meno single: ma fare la starr del drivein non sara un po stancante? Lo fo come secondo viaggetto dell’ estate o stringo la cinghia? Partire senza di lei? Partire senza cercare una lei? io lavoro durante l’anno e in ferie spendo ma voglio star bene, mangiare fuori, curare il mio corpo .. etc    
E arrivo’ il giorno della partenza della carovana, sul campo avvolto dalla polvere spazzato da una piacevole brezza di siccita e zanzare trigri. Quella fatidica mattina guasto e il suo fido nostromo coopilota, mastro decoratore, che negli e-team sarebbe rappresentato da sberla e che da adesso chiameremo secondo, furono gli unici 2 a presentarsi. Ci fu un attimo inerminabile di silenzio. Poi, dopo un rapido disperato sguardo del tipo : sei l’uomo fatto per me, sei la persona giusta (detto anche in drive-im-printing), decisero incredibilmente di partire lo stesso.  
Valutarono cosi che un mezzo sarebbe stato piu che necessario a contenerli entrambi, e cominciarono a congretturare in quale modo recuperare i soldi di un viaggio che d’improvviso sembrava trasformarzi in una costosa luna di miele gay:  in due, una capanna (camper) e tanta tecnologia multimediale per rilassarsi dopo gli sforzi d’amore.. 
Fatti i dovuti calcoli non trovando interpretazioni valide per quello che li per li non evocava altro che il fallimento di un immaginario di carovana, questi due ignari decisero di sospendere per un attimo il reale e partire con l’universo delle possibilita. Una nuova idea di drive in sarebbe dovuta nascere e dare vita a carovane e trasferte future altrimenti liberatorie morte e distruzione avrebbero incendiato tale esperienza per lasciare il posto alla strada cruda paziente, solida, zero assoluto di ogni viaggiatore. 
La carovana altro non e’ che un modo di pensare, si dissero, non si quantifica in passeggeri e cassonati. Basta col congetturare e pianificare, stiamo un po di giorni in silenzio e facciamo che per noi scorra l’asfalto.       

Capitolo 2 come in un gioco a rimpiattino
Partirono a sera e per quella prima notte fecero lo stesso medesimo sogno: sognarono di essere andati al fresco in montagna poco lontani da casa e di aver scritto e telefonato in gran segreto a parenti ed amici di quanto quel viaggio in germania fosse articolato e ricco di avventure, ingannando proprio come fece quella volpe di salgari, di quanti amori lasciati persi per strada e di quali sinistri avventure nei pub di su nel nord europa. 
Quando guasto e secondo, per inciso “i due”, si svegliarono in un autogrill lungo il fiume adige all’altezza della val pusteria, atterriti dovettero constatare che erano partiti per davvero, esposti com’erano a tutti i richi del viaggio che appena aperti gli occhi coniciarono a scorrergli davanti agli occhi come i titolidi coda di un crudele film di sorrentino.. problemi elettrici al furgone, problemi per il costo del gas, accavallamento date per fare i drivein fra leipzig e hamburg, incapacita di montare lo schermo enorme e pesante in sole due persone, rischio di furti attrezzatura nel furgone per incustodito parcheggio.. queste solo alcune delle ansie che i nostri due passeggeri si buttarono addosso fino alla mattina di quel primo risveglio in trentino trascinandosele su su fino al confine con l’austria. Poi un po complice qualche sostanza chimica un po per un innata incoscenza comune ad entrambi e enfatizzata dalla stanchezza del viaggio, dimenticarono tutto, si misero comodi e cominciarono ad ascoltarsi, a guardarsi attorno. Fu li che gli comparve davanti agli occhi il primo di una lunga serie di apparizioni drivein-sensibili. Inspiegabili comuni eventi gli si rivelarono davanti agli occhi, limpidi e familiari come un allucinazioni da lsd e scolpirono nella loro testa le linee guida per quel gioiellino di drive-in nord europeo cosi queer  ma anche no cosi wagen leben ma anche meno che avrebbero messo in scena di li a poco nella citta dell’orso.

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drivein #4 und #5 – Die Karte

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Drivein #4 und #5 Die AUTOKINO


scheffel stresse, im wagenplatz, berlin

WED 22 AUG 2012 von 21:00 Stunden

Mister Lonely (USA 2011) by H Korine

Party Monster (USA 2003) by F Bailey

WED 29 AUG 2012 19:00 Stunden

Italienish vegan + vegetarian voku

Zu folgen..
VisitorQ (JAP 2001, sub eng) by M Takashi

Il ritorno di Cagliostro (ITA 2003, sub eng) by Cipri e Maresco

For the first time Drivein gelosia (firenze – ITA) will speak in english. In the green platz rounded by wagen, truks, furgos, roulottes, under the shadows of green trees and so far from italian mosquitos drivein will tell its story to its kiez friends im lichtember.. imagine to build a bridge between die wagen leben style of life and the chiarivari acrobatic circus: It is at the middle of the bridge that you will see a long tail of cars behind a huge white screen. Everybody is invited, drive in si for free!
Before the movies painting live performance by denis (carpa,italia)

ps.support the drivein crew leave your beer at home and taste them from our bar so we will pay gasoline for the way back home

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